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1
June
2025

Sosteniamo chi, nonostante tutto, ha avuto il coraggio di osare la speranza

di Francesco Belletti – Direttore CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia) Articolo pubblicato su Famiglia Cristiana

Francesco Belletti
Francesco Belletti

Una fotografia complessa dell’Italia di oggi

Alla luce del recente Rapporto Istat (https://www.istat.it/produzione-editoriale/rapporto-annuale-2025-la-situazione-del-paese-il-volume/), tra fuga di cervelli, dati economici incoraggianti ma che non alimentano fiducia nel futuro, spopolamento delle aree interne a favore delle metropoli 370mila giovani e coppie resistono e scommettono ancora sulla bellezza del diventare genitori

Francesco Belletti: Direttore CISF – Centro Internazionale Studi Famiglia - https://cisf.famigliacristiana.it/

Demografia in crisi e crescita economica disallineata

Il Rapporto annuale Istat 2025, con le sue oltre 240 pagine, offre la consueta radiografia della “Situazione del Paese” (è proprio questo il suo sottotitolo), con una ricca dotazione di tabelle, grafici, serie storiche e confronti internazionali. Lettura impegnativa, ma sempre molto istruttiva.

In particolare quest’anno il filo rosso interpretativo che guida sottotraccia questa preziosa analisi è il rapporto tra il cambiamento demografico della popolazione e i dati di sviluppo e di crescita economica, che non sembrano essere sempre in sincronia.

Le tendenze demografiche sembrano infatti mantenersi rigorosamente con un segno “meno”: sempre meno nascite, diminuzione complessiva della popolazione, con crescente quota di anziani (e al loro interno cresce la quota di anziani molto fragili), e movimenti migratori poco regolati e poco programmati, che quindi non riescono a diventare reale strumento attivo di politica occupazionale e di sviluppo economico, intrappolati come sono da contrapposte ideologie.

Foto da una delle manifestazioni dei "PASSEGGINI VUOTI" nelle piazze delle nostre città

Il paradosso della mobilità giovanile e la fuga di cervelli

Si conferma, poi, il costante e progressivo spopolamento di molte aree rurali e periferiche del Paese, che si svuotano a favore delle metropoli italiane, o peggio, a favore di altri Paesi esteri.

Questi ultimi sono meta privilegiata soprattutto di tanti giovani italiani laureati e specializzati, spesso con le migliori e più innovative competenze – cosicché il sistema Italia prepara a proprie spese, con vent’anni di studi, dei professionisti perfettamente in grado di competere sul mercato internazionale, che però vanno a generare valore aggiunto, ricchezza e contribuzione fiscale in Paesi che non hanno investito nella loro preparazione, e si limitano a “raccogliere i frutti”.

A dire il vero questi Paesi un grande merito ce l’hanno, rispetto all’Italia: là i nostri giovani hanno l’occasione di rischiare e di mettersi alla prova, mettendo in gioco i propri talenti in contesti che li valorizzano “proprio perché giovani e creativi”.

Nel nostro Paese, invece, essere giovani sembra una sorta di handicap, uno zainetto riempito di sassi dalle generazioni precedenti, che impedisce loro di volare.

Fuga di cervelli, oltre il 40% di laureati lascia l’Italia: in testa friulani, lombardi ed emiliani

Segnali economici positivi che non scaldano i cuori

Eppure tanti dati economici – dal Rapporto Istat – sono incoraggianti: il debito pubblico diminuisce (anche se ancora troppo poco), l’occupazione cresce stabilmente, anche quella a tempo indeterminato (anche se troppi lavori sono ancora “poveri”, precari e sottopagati), lo stesso PIL sembra crescere meglio di altri Paesi europei a noi simili (comprese Francia e Germania, non molti anni fa modelli apparentemente irraggiungibili). Eppure sembra prevalere sfiducia, paura del futuro, pessimismo, in un sistema di welfare sempre più affaticato, di fronte alla complessità e alla velocità di cambiamenti del tempo presente.

Natalità: il coraggio di chi scommette ancora sulla vita

In questo scenario, così ben tratteggiato dal Rapporto Istat, forse sarebbe il caso di commentare positivamente i dati sulla natalità: anche quest’anno, infatti, “nonostante tutto”, oltre 370.000 giovani donne e giovani coppie hanno avuto il coraggio di osare la speranza, accogliendo un figlio e assumendo un compito di cura almeno di venticinque anni.

È vero che ogni anno le nascite diminuiscono di qualche migliaio. Ma chi resiste e scommette ancora sulla bellezza del diventare genitori merita di essere ricordato, e forse addirittura premiato: come generatore di futuro e di speranza: per sé, per la propria discendenza, per l’Italia tutta.

La Vita, generatore di futuro e di speranza

1
June
2025

Sosteniamo chi, nonostante tutto, ha avuto il coraggio di osare la speranza

di Francesco Belletti – Direttore CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia) Articolo pubblicato su Famiglia Cristiana

Francesco Belletti
Francesco Belletti

🤝 Collaboratori

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📝 Descrizione del Progetto

Una fotografia complessa dell’Italia di oggi

Alla luce del recente Rapporto Istat (https://www.istat.it/produzione-editoriale/rapporto-annuale-2025-la-situazione-del-paese-il-volume/), tra fuga di cervelli, dati economici incoraggianti ma che non alimentano fiducia nel futuro, spopolamento delle aree interne a favore delle metropoli 370mila giovani e coppie resistono e scommettono ancora sulla bellezza del diventare genitori

Francesco Belletti: Direttore CISF – Centro Internazionale Studi Famiglia - https://cisf.famigliacristiana.it/

Demografia in crisi e crescita economica disallineata

Il Rapporto annuale Istat 2025, con le sue oltre 240 pagine, offre la consueta radiografia della “Situazione del Paese” (è proprio questo il suo sottotitolo), con una ricca dotazione di tabelle, grafici, serie storiche e confronti internazionali. Lettura impegnativa, ma sempre molto istruttiva.

In particolare quest’anno il filo rosso interpretativo che guida sottotraccia questa preziosa analisi è il rapporto tra il cambiamento demografico della popolazione e i dati di sviluppo e di crescita economica, che non sembrano essere sempre in sincronia.

Le tendenze demografiche sembrano infatti mantenersi rigorosamente con un segno “meno”: sempre meno nascite, diminuzione complessiva della popolazione, con crescente quota di anziani (e al loro interno cresce la quota di anziani molto fragili), e movimenti migratori poco regolati e poco programmati, che quindi non riescono a diventare reale strumento attivo di politica occupazionale e di sviluppo economico, intrappolati come sono da contrapposte ideologie.

Foto da una delle manifestazioni dei "PASSEGGINI VUOTI" nelle piazze delle nostre città

Il paradosso della mobilità giovanile e la fuga di cervelli

Si conferma, poi, il costante e progressivo spopolamento di molte aree rurali e periferiche del Paese, che si svuotano a favore delle metropoli italiane, o peggio, a favore di altri Paesi esteri.

Questi ultimi sono meta privilegiata soprattutto di tanti giovani italiani laureati e specializzati, spesso con le migliori e più innovative competenze – cosicché il sistema Italia prepara a proprie spese, con vent’anni di studi, dei professionisti perfettamente in grado di competere sul mercato internazionale, che però vanno a generare valore aggiunto, ricchezza e contribuzione fiscale in Paesi che non hanno investito nella loro preparazione, e si limitano a “raccogliere i frutti”.

A dire il vero questi Paesi un grande merito ce l’hanno, rispetto all’Italia: là i nostri giovani hanno l’occasione di rischiare e di mettersi alla prova, mettendo in gioco i propri talenti in contesti che li valorizzano “proprio perché giovani e creativi”.

Nel nostro Paese, invece, essere giovani sembra una sorta di handicap, uno zainetto riempito di sassi dalle generazioni precedenti, che impedisce loro di volare.

Fuga di cervelli, oltre il 40% di laureati lascia l’Italia: in testa friulani, lombardi ed emiliani

Segnali economici positivi che non scaldano i cuori

Eppure tanti dati economici – dal Rapporto Istat – sono incoraggianti: il debito pubblico diminuisce (anche se ancora troppo poco), l’occupazione cresce stabilmente, anche quella a tempo indeterminato (anche se troppi lavori sono ancora “poveri”, precari e sottopagati), lo stesso PIL sembra crescere meglio di altri Paesi europei a noi simili (comprese Francia e Germania, non molti anni fa modelli apparentemente irraggiungibili). Eppure sembra prevalere sfiducia, paura del futuro, pessimismo, in un sistema di welfare sempre più affaticato, di fronte alla complessità e alla velocità di cambiamenti del tempo presente.

Natalità: il coraggio di chi scommette ancora sulla vita

In questo scenario, così ben tratteggiato dal Rapporto Istat, forse sarebbe il caso di commentare positivamente i dati sulla natalità: anche quest’anno, infatti, “nonostante tutto”, oltre 370.000 giovani donne e giovani coppie hanno avuto il coraggio di osare la speranza, accogliendo un figlio e assumendo un compito di cura almeno di venticinque anni.

È vero che ogni anno le nascite diminuiscono di qualche migliaio. Ma chi resiste e scommette ancora sulla bellezza del diventare genitori merita di essere ricordato, e forse addirittura premiato: come generatore di futuro e di speranza: per sé, per la propria discendenza, per l’Italia tutta.

La Vita, generatore di futuro e di speranza

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