Famiglia, motore del Paese
Perché investire sulle famiglie oggi è l’unica via per garantire il futuro

1. Denatalità: una crisi che ci riguarda tutti
Dobbiamo preoccuparci della denatalità? Assolutamente sì. Non per un’astratta questione ideologica, ma perché il sistema Paese rischia di non reggere. La sanità, la previdenza, la scuola, la competitività delle nostre imprese e persino il livello di preparazione della futura forza lavoro sono in gioco. Il numero di giovani italiani, anche veneti, che lasciano il territorio è sempre più alto, mentre il fabbisogno di servizi cresce in parallelo al calo di popolazione attiva. Una bomba ad orologeria.
Non bastano più i piccoli interventi-tampone, quelli che chiamo "brodini": servono “bistecche”, ossia politiche robuste, strutturali, incisive. Le famiglie e la natalità non sono questioni marginali, ma pilastri su cui costruire il futuro. È tempo di abbandonare le analisi e i convegni per passare, finalmente, a scelte politiche coraggiose.

2. Serve un cambio di paradigma: dalla logica del bonus alla visione strutturale
Pensare che un bonus una tantum convinca qualcuno a fare un figlio in più è una pia illusione. I giovani e le famiglie progettano la vita se sentono speranza. E la speranza, attenzione, non è una parola da cioccolatino: è un motore interiore che orienta le scelte.
Anche un imprenditore investe solo se crede che ci sia futuro. Lo stesso vale per le famiglie: hanno bisogno di orizzonti chiari, di politiche stabili, generose, che le mettano nelle condizioni di essere protagoniste. La famiglia non è solo destinataria di aiuti: è produttrice di beni relazionali, civismo, solidarietà, impresa.
3. Le famiglie non sono un “problema” sociale: sono una risorsa
Troppo spesso le politiche familiari vengono confuse con le politiche contro la povertà. Anche con amici assistenti sociali ci confrontiamo: per molti, la famiglia è solo il luogo dei problemi — bollette, dispersione scolastica, difficoltà educative.
Ma la famiglia è anche, e soprattutto, il luogo della partecipazione, della responsabilità civica, della cura del territorio. In Veneto, più che altrove, le imprese sono familiari: è dentro le famiglie che nascono idee, si tramandano competenze, si costruisce futuro. Questo valore va riconosciuto con strumenti universali, strutturati e accessibili a tutti.

4. Fiscalità e giustizia: un fisco a misura di famiglia
Da trent’anni si parla in Italia di fiscalità familiare. Ma ancora oggi Adriano Bordignon single paga le stesse tasse di Adriano Bordignon con tre figli a carico. Questo è profondamente ingiusto, e viola il principio di equità orizzontale sancito dalla Costituzione.
Che sia il quoziente familiare, il Fattore Famiglia o lo “split” alla tedesca, poco importa: ciò che conta è arrivare a un sistema fiscale che tenga conto realmente del carico familiare. Perché ogni euro speso sulla famiglia non è un costo, ma un investimento. Un investimento sulla sostenibilità sociale ed economica dell’intero Paese.

5. Assegno Unico: una svolta, ma non basta
L’Assegno Unico per i figli rappresenta la prima vera politica strutturale per le famiglie in Italia. È stato approvato senza voti contrari: un segnale di grande valore. Ma da solo non basta.
Era parte del più ampio “Family Act”, che avrebbe dovuto introdurre politiche capacitanti, soprattutto per i giovani. Il problema della scarsa autonomia giovanile in Italia è serio: i ragazzi diventano economicamente indipendenti quattro anni dopo la media europea. Quattro anni persi in termini di contributo al Paese. E l’Assegno Unico ha limiti evidenti: tra i 18 e i 21 anni è dimezzato, dopo i 21 sparisce del tutto. Serve un disegno più organico, che non si limiti a “mandare i giovani fuori casa”, ma li accompagni verso un’autonomia reale.
6. Donne, lavoro, servizi: una conciliazione ancora tutta da costruire
Il tema del lavoro femminile è cruciale. Ancora oggi, molte donne lasciano il lavoro non per scelta, ma perché, a parità di ruolo, guadagnano meno degli uomini. Quando arriva un problema familiare, spesso sono loro a fermarsi, per una questione di “convenienza” economica.
Il problema si aggrava fuori dal Veneto, dove i servizi educativi per la prima infanzia sono insufficienti. Bisogna rafforzare il sistema di nidi, scuole dell’infanzia, e creare una cultura della conciliazione che coinvolga anche gli uomini. I compiti di cura non sono un “affare da donne”.

7. Giovani protagonisti: il “Progetto Fosbury”
Come Forum abbiamo avviato il “Progetto Fosbury”, ispirato al saltatore che ha rivoluzionato il suo sport inventando un nuovo modo di superare l’asticella. Non chiediamo scorciatoie ai giovani, ma vogliamo offrire loro superfici stabili da cui poter spiccare salti alti.
In Veneto il progetto partirà presto. E chiederemo a Comuni e amministratori di fare la loro parte, proponendo politiche territoriali pensate per i giovani. Non possiamo lasciare che la precarietà diventi normalità.
8. Servizi territoriali: scuola, trasporti, consultori, anziani
Perché entrambi i genitori possano lavorare serve un sistema integrato di servizi: asili nido funzionanti (non solo costruiti), scuole che non chiudano per mesi, trasporti accessibili, e una politica scolastica che non penalizzi famiglie e insegnanti. Oggi il materiale scolastico costa sempre di più, i libri non durano l’intero ciclo e le cattedre sono spesso vacanti per settimane.
I Consultori familiari, spesso sottodimensionati, sono assorbiti da attività giudiziarie più che da supporto relazionale. Dobbiamo recuperare la vera funzione educativa e preventiva delle strutture. I Centri per la famiglia, già sperimentati in Veneto, vanno rafforzati.
9. Una legge regionale da far vivere
Dopo 18 anni di attesa, il Veneto ha finalmente una legge regionale per la famiglia. È una legge quadro, approvata all’unanimità, che riconosce il valore della famiglia come soggetto sociale. Abbiamo contribuito alla sua stesura e siamo orgogliosi che il Fattore Famiglia sia stato inserito, seppur in extremis.
Ma non basta averla scritta: va attuata, monitorata, migliorata. La Cabina di regia regionale, che dovrebbe garantire il coordinamento tra istituzioni e società civile, è ferma da mesi. Serve continuità.
10. Casa, giovani coppie e immobili pubblici
Uno dei grandi problemi per i giovani oggi è l’abitare. Trovare una casa in affitto a Verona, Treviso o Padova è diventato proibitivo. Serve una politica abitativa che non si limiti a gestire l’emergenza. Alcune regioni, come il Trentino, assegnano per tre anni appartamenti a giovani coppie: una buona prassi da cui trarre ispirazione.
L’INPS, ad esempio, ha un patrimonio immobiliare che potrebbe essere messo a disposizione, senza svenderlo. Ogni Comune dovrebbe porsi la domanda: “Cosa posso fare per portare qui giovani famiglie?”. È una scelta strategica, non solo sociale.

11. Una politica transpolitica e condivisa
Fare politiche familiari non è compito di una parte politica: è una sfida transpolitica. La famiglia non è né di destra né di sinistra. E non può essere legata al solo orizzonte di una legislatura. I risultati delle politiche demografiche si vedono nel lungo periodo: servono coraggio e visione.
Il futuro si costruisce solo se tutti i soggetti — cittadini, associazioni, istituzioni, imprese, università — agiscono in un ecosistema cooperativo. Non esiste una politica neutra per la famiglia: ognuno può fare la sua parte.
Conclusione: ripartire dai Comuni per ripensare il Paese
Voglio ringraziare voi, amministratori comunali, perché tutto parte da qui. Se riuscirete ad ampliare la vostra visione della famiglia — non come soggetto da assistere, ma come soggetto generativo — renderete un servizio non solo ai vostri cittadini, ma all’intero Paese.
Buon lavoro e grazie.

Estratto dell'intervento di Adriano Bordignon "Famiglia come soggetto che genera capitale sociale e beni relazionali" al Convegno IL FATTORE FAMIGLIA COMUNALE del 10 ottobre 2024 organizzato dal Comune di Caldiero VR.