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15
June
2025

L’origine del nome di 𝗖𝗮𝗺𝗮𝗹𝗮𝘃𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮 e le vicende dello storico 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐧 𝐒𝐚𝐧𝐮𝐝𝐨

Dalle origini carolinge al toponimo moderno: storia e identità di una località tra Verona e la Serenissima

Davide Donadel
Davide Donadel

Davide Donadel: Consigliere Assessore con deleghe Tutela Patrimonio storico artistico, Personale, Sicurezza, Percorsi Ciclabili e Pedonali

Dallo stato Visconteo alla Repubblica Serenissima

Sul finire del 1300, il nostro territorio era ricompreso nel Ducato dei Visconti, signori di Milano, a seguito della caduta della signoria veronese dei Della Scala.

Tuttavia, il dominio visconteo dovette cedere alle pressioni della Repubblica di Venezia, in continua espansione nella.

Con l’atto di dedizione siglato il 24 giugno del 1405, la città di Verona e il suo contado entrarono a far parte della Serenissima.

La città lagunare si trovava, di fatto, ad amministrare tre ripartizioni territoriali: il Dogado, costituito dall’area lagunare tra Po e Isonzo, lo Stato da mar, con tutti i domini marittimi frutto della prima espansione coloniale verso oriente, e lo Stato da tera, formato dai territori annessi con le dedizioni spontanee delle città dell’area padano-veneta, trentina e friulana. Di fatto, in questo periodo Venezia costituiva uno dei più vasti stati europei, esteso dall’Adda all’Adriatico e all’Isonzo, dalla Vallagarina al Po, spingendosi fino a Costantinopoli e all’isola di Cipro, con possedimenti in Istria, Dalmazia, Albania, Grecia, Creta e isole egee.

Con l’acquisizione di nuovi territori, il Senato veneziano decise di inviare nella terraferma dei magistrati, con il principale compito di ispezionare i nuovi possedimenti ed accogliere le istanze dei nuovi sudditi.

Antica mappa dello "Stato da tera" della Repubblica Serenissima - États_Italie_Trente_Brixen_1702

I Sindaci inquisitori di Venezia e Marin Sanudo

Nel 1483 ebbe inizio la missione di tre di questi magistrati, noti come Sindaci inquisitori, al cui seguito vi era un testimone d’eccezione: il diciottenne Marin Sanudo, cugino di uno di essi, che redasse un diario di viaggio, dettagliando con dovizia di particolari i luoghi visitati.

Rileggendo le pagine di questo itinerario, incontriamo una singolare descrizione di una delle località del nostro comune: Camalavicina.

Il Sanudo, trovandosi a muovere da Villafranca verso Peschiera, attraverso Custoza, ci racconta di essere transitato per “le Cha’ dei Malavesini”, che sono 80 persone in una casa e tutti parenti tra loro.

Questa pittoresca descrizione ci porta ad interrogarci sull’origine del nome di Camalavicina, ovvero la Casa dei Malavicini. Sul termine “casa” credo non ci siano dubbi interpretativi. Quello che ci incuriosisce è la seconda parte del toponimo: ma per comprenderne il significato dobbiamo fare un balzo in dietro nel tempo: dal 1483 torniamo al 856, in piena era carolingia.

La Pieve di Sandrà e i Pagus nell’era Carolingia

Durante la dominazione carolingia, il nostro territorio era amministrato dalla Pieve di Sandrà che, attorno a un capitolo di chierici, controllava un vasto territorio, esteso ben oltre i confini dell’attuale Comune.

Questi possedimenti costituivano un pagus che a sua volta era formato da località più piccole note come vici. In una pergamena datata 2 luglio 856 è descritta la disputa giudiziaria per una eredità su di un territorio del pagus della Pieve di Sandrà, posto nel luogo noto come Vico Maloro che molto probabilmente si trovava presso l’attuale Camalavicina.

Abbiamo visto che il termine vico individuava una località del territorio di un pagus; per quanto riguarda l’aggettivo Maloro esso si potrebbe riferire ad una caratteristica del terreno oggetto della disputa, interessato dal transito del rio Bisavola che, con il suo scorrere serpeggiante, deve aver costituito terreni poco salubri per il ristagno d’acqua e quindi “ammalorati”.

Lo Stemma di Camalavicina realizzato a mosaico nel pavimento della Sala Consigliare 11 Aprile 1848 di Castelnuovo del Garda

Da Vico Maloro a Camalavicina

Nel corso dei secoli, i termini latini vennero sostituiti da quelli dell’italiano volgare e il termine Vico venne corrotto e sostituito dal sostantivo Vicinia.

Si assistette, inoltre, alla rotazione ed unione dei due termini che divennero Malavicina, con il significato di borgo dal terreno poco salubre o di difficile attraversamento.

Anteponendo il suffisso veneto che indica la casa degli abitanti della Malavicina arriviamo ad avere il toponimo moderno di Camalavicina.

Un luogo tranquillo immerso nella natura

Camalavicina è oggi una località tranquilla, immersa nella natura, incastonata nella valle del rio Bisavola, tra i rilievi del Monte Pianella e il prolungamento del Colle di San Lorenzo.

È una realtà che ha saputo mantenere il fascino dell’antico borgo ed è molto apprezzata dai turisti per la presenza di strutture ricettive moderne, collegate da percorsi cicloturistici alle principali attrazioni dell’area del Basso Garda.

Foto dalla Festa della Ca' che si tiene il primo finesettimana di giugno
15
June
2025

L’origine del nome di 𝗖𝗮𝗺𝗮𝗹𝗮𝘃𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮 e le vicende dello storico 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐧 𝐒𝐚𝐧𝐮𝐝𝐨

Dalle origini carolinge al toponimo moderno: storia e identità di una località tra Verona e la Serenissima

Davide Donadel
Davide Donadel

🤝 Collaboratori

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📝 Descrizione del Progetto

Davide Donadel: Consigliere Assessore con deleghe Tutela Patrimonio storico artistico, Personale, Sicurezza, Percorsi Ciclabili e Pedonali

Dallo stato Visconteo alla Repubblica Serenissima

Sul finire del 1300, il nostro territorio era ricompreso nel Ducato dei Visconti, signori di Milano, a seguito della caduta della signoria veronese dei Della Scala.

Tuttavia, il dominio visconteo dovette cedere alle pressioni della Repubblica di Venezia, in continua espansione nella.

Con l’atto di dedizione siglato il 24 giugno del 1405, la città di Verona e il suo contado entrarono a far parte della Serenissima.

La città lagunare si trovava, di fatto, ad amministrare tre ripartizioni territoriali: il Dogado, costituito dall’area lagunare tra Po e Isonzo, lo Stato da mar, con tutti i domini marittimi frutto della prima espansione coloniale verso oriente, e lo Stato da tera, formato dai territori annessi con le dedizioni spontanee delle città dell’area padano-veneta, trentina e friulana. Di fatto, in questo periodo Venezia costituiva uno dei più vasti stati europei, esteso dall’Adda all’Adriatico e all’Isonzo, dalla Vallagarina al Po, spingendosi fino a Costantinopoli e all’isola di Cipro, con possedimenti in Istria, Dalmazia, Albania, Grecia, Creta e isole egee.

Con l’acquisizione di nuovi territori, il Senato veneziano decise di inviare nella terraferma dei magistrati, con il principale compito di ispezionare i nuovi possedimenti ed accogliere le istanze dei nuovi sudditi.

Antica mappa dello "Stato da tera" della Repubblica Serenissima - États_Italie_Trente_Brixen_1702

I Sindaci inquisitori di Venezia e Marin Sanudo

Nel 1483 ebbe inizio la missione di tre di questi magistrati, noti come Sindaci inquisitori, al cui seguito vi era un testimone d’eccezione: il diciottenne Marin Sanudo, cugino di uno di essi, che redasse un diario di viaggio, dettagliando con dovizia di particolari i luoghi visitati.

Rileggendo le pagine di questo itinerario, incontriamo una singolare descrizione di una delle località del nostro comune: Camalavicina.

Il Sanudo, trovandosi a muovere da Villafranca verso Peschiera, attraverso Custoza, ci racconta di essere transitato per “le Cha’ dei Malavesini”, che sono 80 persone in una casa e tutti parenti tra loro.

Questa pittoresca descrizione ci porta ad interrogarci sull’origine del nome di Camalavicina, ovvero la Casa dei Malavicini. Sul termine “casa” credo non ci siano dubbi interpretativi. Quello che ci incuriosisce è la seconda parte del toponimo: ma per comprenderne il significato dobbiamo fare un balzo in dietro nel tempo: dal 1483 torniamo al 856, in piena era carolingia.

La Pieve di Sandrà e i Pagus nell’era Carolingia

Durante la dominazione carolingia, il nostro territorio era amministrato dalla Pieve di Sandrà che, attorno a un capitolo di chierici, controllava un vasto territorio, esteso ben oltre i confini dell’attuale Comune.

Questi possedimenti costituivano un pagus che a sua volta era formato da località più piccole note come vici. In una pergamena datata 2 luglio 856 è descritta la disputa giudiziaria per una eredità su di un territorio del pagus della Pieve di Sandrà, posto nel luogo noto come Vico Maloro che molto probabilmente si trovava presso l’attuale Camalavicina.

Abbiamo visto che il termine vico individuava una località del territorio di un pagus; per quanto riguarda l’aggettivo Maloro esso si potrebbe riferire ad una caratteristica del terreno oggetto della disputa, interessato dal transito del rio Bisavola che, con il suo scorrere serpeggiante, deve aver costituito terreni poco salubri per il ristagno d’acqua e quindi “ammalorati”.

Lo Stemma di Camalavicina realizzato a mosaico nel pavimento della Sala Consigliare 11 Aprile 1848 di Castelnuovo del Garda

Da Vico Maloro a Camalavicina

Nel corso dei secoli, i termini latini vennero sostituiti da quelli dell’italiano volgare e il termine Vico venne corrotto e sostituito dal sostantivo Vicinia.

Si assistette, inoltre, alla rotazione ed unione dei due termini che divennero Malavicina, con il significato di borgo dal terreno poco salubre o di difficile attraversamento.

Anteponendo il suffisso veneto che indica la casa degli abitanti della Malavicina arriviamo ad avere il toponimo moderno di Camalavicina.

Un luogo tranquillo immerso nella natura

Camalavicina è oggi una località tranquilla, immersa nella natura, incastonata nella valle del rio Bisavola, tra i rilievi del Monte Pianella e il prolungamento del Colle di San Lorenzo.

È una realtà che ha saputo mantenere il fascino dell’antico borgo ed è molto apprezzata dai turisti per la presenza di strutture ricettive moderne, collegate da percorsi cicloturistici alle principali attrazioni dell’area del Basso Garda.

Foto dalla Festa della Ca' che si tiene il primo finesettimana di giugno

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