La prima infanzia merita tutte le attenzioni del mondo – Parte Seconda
Nidi in Famiglia: una risposta innovativa e personalizzata


Laura, ci parli dell’Associazione NINFA.
Nasce nell’ottobre 2014: l’intento è di unire e rappresentare le professionalità attive nei “Nidi in Famiglia”.
Credo sia doveroso precisare che i Nidi in Famiglia del Veneto, sono tra le poche realtà d’Italia ad avere una specifica legislazione regionale assolutamente in linea con la normativa nazionale (D. Lgs.65/2017). I Nidi In Famiglia-Servizi in contesto domiciliare- sono inseriti tra i servizi educativi per l’infanzia del “Sistema Integrato di educazione e di istruzione”.
L’Associazione pertanto definisce i propri obiettivi fondanti:
- promozione e tutela del modello “Nido in Famiglia”;
- rappresentanza professionale per la tutela dei propri membri ossia Educatori e Coordinatori di Nido in Famiglia;
- collaborazioni con Enti ed Istituzioni;
- tutela degli interessi dei membri.
NINFA, con n. 178 iscritti, si impegna costantemente per il benessere e lo sviluppo professionale dei suoi membri, contribuendo attivamente al progresso del settore dell’educazione infantile.

Entriamo in dettaglio sui “Nidi in Famiglia”.
Al di sopra delle linee fondanti che si pone NINFA, si pongono molti altri elementi indispensabili per il consolidamento della tipologia di servizio “domiciliare”, in casa, si, ma con organizzazione nonché personale educativo e di coordinamento con alta professionalità generale, è la medesima degli educatori di Nido d’Infanzia, e specifica poiché sia educatori che coordinatori, hanno una formazione che sposa l’approccio educativo Psicocorporeo-Psicoemozionale.
In sostanza, la dimensione Psicocorporea consente di dare risposta ai bisogni di vicinanza fisica del bambino, al fine di costruire una personalità sicura e fiduciosa mentre la dimensione Psicoaffettiva consente di dare risposta ai bisogni di condivisione affettiva del bambino, al fine di costruire una personalità equilibrata e regolata.
Il servizio Nido in Famiglia si pone in continuità con le famiglie, cosa possibile per le dimensioni ridotte e per il modello educativo adottato.
Accade purtroppo che i servizi “Nido in Famiglia”, in quanto svolti in casa, vengono da alcuni, considerati servizi di serie B!
Non sempre i Comuni ne comprendono la valenza positiva. I Nidi in Famiglia con la loro agilità e flessibilità, sono in grado di dare risposte diffuse sul territorio, anche laddove non avrebbe senso costruire grandi Nidi, e di offrire una grande flessibilità, utile per compensare gli orari di lavoro.
I Nidi in Famiglia, inoltre, si caratterizzano per l’essere a norma e resi visibili da elenchi regionali che riportano i nominativi di educatori autorizzati, di nidi in famiglia aderenti al sistema nonché di coordinatori che costantemente collaborano con gli educatori e fanno le verifiche sia sui nidi in famiglia che sugli educatori stessi.
NINFA ha quindi il compito di promuovere e sostenere questa grande realtà.
Quanto è grave il continuo calo delle nascite?
Non posso fare a meno di riportare alcune riflessioni su quanto sta accadendo relativamente il possibile sviluppo dei servizi prima infanzia, in generale.
Di nuovo sottolineo l’importanza che ci siano servizi di qualità, ma soprattutto la loro solidità nel tempo.
È risaputo che per il rapporto numerico ridotto, per le necessarie cure e attenzioni da rivolgere ai piccoli, questi servizi risultano essere tra i più costosi.
Uno sguardo alla situazione recente, ci consente di porci domande su cosa sia possibile realizzare al fine di arrivare a supportare le famiglie nelle loro funzioni genitoriali.
I dati ISTAT (https://demo.istat.it/?l=it) parlano chiaro nel 2024 le nascite sono circa 12.000 in meno rispetto allo stesso periodo del 2023 in Italia e circa 1550 in meno in Veneto.
Si tratta di un calo del 34,1% rispetto al 2008.
Sicuramente ci sono molte concause che concorrono a questo record negativo ma è altrettanto importante sottolineare che le politiche che vengono attuate, concorrono ad appesantire questa tendenza.
È disarmante constatare come, a fronte del grido di allarme del continuo calo delle nascite, corrispondano programmazioni e politiche finanziarie che penalizzano pesantemente il sistema di offerta di posti per l’infanzia 0/3.
Qual è la realtà dei servizi prima infanzia?
L’evidenza è che rimane inascoltata la “raccomandazione Europea” di dicembre 2022, la quale mira ad incoraggiare gli “Stati membri, tenendo conto delle rispettive circostanze nazionali, ad aumentare la partecipazione ad una educazione e cura della prima infanzia (ECEC) accessibile, a costi sostenibili e di alta qualità, al fine di facilitare e incoraggiare la partecipazione della donna al mercato del lavoro e di migliorare lo sviluppo sociale e cognitivo dei bambini e il loro successo educativo-formativo”.
Gli obiettivi posti fissano la partecipazione all’ECEC di almeno il 45% dei bambini di età inferiore ai 3 anni, entro il 2030.
Contro corrente, il Piano di Bilancio di medio termine che rivede i LEP (Livello Essenziale nelle Prestazioni), propone la seguente distribuzione dei servizi:
- copertura a livello nazionale 33%;
- copertura a livello regionale 15%.
Un tale potenziale abbassamento del livello di copertura dei servizi contrasta con il diritto di bambine e bambini, alle pari opportunità educative e con le politiche di sostegno alla natalità e all’occupazione femminile che il Governo dice di voler sostenere.
Contrasta peraltro al rafforzamento dell’istituzione famiglia, tanto nominata, la quale si ritrova sempre più sola a dover “arrangiarsi” nella gestione del suo ruolo essenziale nello sviluppo dell’individuo e dei suoi componenti.
Diventa urgente e improrogabile la necessità di rivedere gli obiettivi posti e di renderli più coerenti con le direttive europee e con la necessità di garantire sistemi educativi accessibili, a costi sostenibili e di alta qualità.
A queste riflessioni ne aggiungerei una, a mio avviso, essenziale. Perché non incentivare tipologie di servizio di dimensioni ridotte, presso le civili abitazioni, che abbiano tutti i requisiti per poter essere accreditate, dato che il personale educativo è titolato secondo la norma nazionale e specializzato secondo la norma regionale; sono inserite in un sistema articolato che prevede il coordinamento, il controllo e la verifica sul loro operare e sussistere, forniti dal coordinatore anch’egli in possesso di tutti i titoli a norma di legge. I Coordinatori inoltre assicurano il coordinamento regionale di tutti i servizi Nido in Famiglia.
Le strutture sono a norma di legge poiché trattasi di civile abitazione per cui le Amministrazioni non devono farsene carico e non hanno problemi di manutenzione. È possibile avere una distribuzione capillare presso tutto il territorio e la loro ridotta dimensione rende più facile realizzare quella flessibilità di cui famiglie e mondo del lavoro, hanno bisogno.

Laura, quali sogni ha nel cassetto?
I miei sogni sono semplici e riguardano la possibilità che i Nidi in Famiglia possano operare e crescere in serenità. L’ideale sarebbe che potessero trovare conferma e diffusione anche in altre Regioni magari con gli stessi presupposti ma adeguati alle norme regionali di ciascuna Regione.
Ora che è provato che “funzionano” dato che sono in vita dal 2008, nonostante abbiano anch’essi attraversato il periodo covid, sarebbe opportuno poterli “sostenere” con supporti economici poiché anch’essi soffrono del continuo aumento dei costi della vita.
Non solo, è necessario introdurre, proprio se fosse possibile prevedere un sostegno economico, la possibilità di un secondo educatore magari a tempo parziale.
Si verifica spesso la necessità, per svariati motivi, della sostituzione dell’educatore; le maglie normative spesso non consentono di adottare soluzioni idonee dal punto di vista educativo e pratico che consentirebbero la continuità del servizio.
È proprio la continuità del servizio e la sua affidabilità che è importante per il bambino ma anche per le famiglie che in caso contrario si ritrovano ad ingegnarsi alla ricerca di soluzioni di ripiego.
In sostanza la volontà e l’impegno a lavorare nel rispetto della norma e secondo approcci educativi competenti e specifici per la fascia d’età 0-3 vorrei fosse fortemente sostenuta e riconosciuta. Le famiglie già riconoscono il buon lavoro e ce lo esprimono attraverso le liste d’attesa che riscontriamo nei nostri nidi in famiglia.
Anche le Amministrazioni Pubbliche dovrebbero favorire, sostenere e collaborare con questi servizi in quanto assolvono una funzione pubblica garantendo grande professionalità e attente verifiche da parte dei Coordinatori autorizzati. Per le Amministrazioni Pubbliche si tratta di dare un buon servizio alla cittadinanza con costi ridotti.