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25
June
2023

L’odissea verso la Sussidiarietà

Ci arriveremo perché è “cosa buona” o perché saremo costretti?

Maurizio Bernardi
Maurizio Bernardi

Una società con la Persona al centro esige un’articolazione sussidiaria del potere politico1

Con la modernità, lo Stato, ma forse sarebbe più corretto dire le Istituzioni a tutti i livelli, ha assorbito la Comunità Politica ed ha in gran parte distrutto il legame etico fondativo che costituiva il collante stesso della società.

In questo modo ha preso vita una società artificiale, e quindi non naturale, che necessita di essere tenuta insieme con il potere2 e spesso addirittura con la forza.

La Dottrina Sociale della Chiesa (DSC), viceversa, recuperando il pensiero classico, evidenzia l’importanza della Comunità Politica, costituita dall’insieme delle famiglie, dalle sue forme associative e come realtà di popolo, che è resa tale da un legame etico, prima che giuridico e politico, da una partecipazione civica che consiste nel condividere gli stessi fini ed in particolare l’obiettivo del Bene Comune3.

La proposta della DSC è di organizzare il potere politico in modalità sussidiaria, ossia a partire dal basso. Secondo questo modello, il controllo politico dal basso dovrà prevalere sull’autonomia dei tecnici e dei burocrati e quindi man mano che si sale il potere politico dovrà essere:

  • meno di contenuti e più di forma;
  • meno diretto e più indiretto;
  • meno erogatore e più organizzatore;
  • meno operativo, ma più capace di far fare;
  • più di supplenza che di sostituzione.

È purtroppo evidente che dopo decenni, anzi secoli, di accentramento, di proliferazione di leggi e norme (nazionali e sovranazionali), il viaggio verso la Sussidiarietà4, che si potrebbe immaginare come una progressiva devoluzione di funzioni dall’alto verso il basso, è tutt’altro che a buon punto.

Ed è altrettanto evidente che questo processo risulta oggi particolarmente “doloroso”, sia perché significa ridimensionare o eliminare centri di potere, sia perché è necessario ripensare e ridefinire “chi fa cosa”.

E la chiamano libertà

Nel mondo occidentale, pur avendo le conoscenze, gli strumenti, la cultura e la storia, mancano consapevolezza e capacità critica nella lettura della deriva spersonalizzante e materialista della società.

Purtroppo in questa deriva è evidente la connivenza e la complicità delle istituzioni a tutti i livelli, nazionale e sovranazionale, per non parlare del mondo dei media foraggiati dai poteri forti che spingono verso l’isolamento individuale e la divisione snaturando i popoli e le comunità.

Scopriamo ogni giorno un bisogno che non sapevamo di avere e subito dopo siamo “invitati” a soddisfarlo per non sentirci tagliati fuori.

Si arriva ad avere tutto pianificato dall’alto: dal vestire al taglio di capelli, dal cibo alla migliore cura dimagrante, dall’attività fisica a quella meditativa, dalle scelte culturali all’ indispensabile dose di trasgressione, da cosa è giusto a cosa dobbiamo denigrare.

Stiamo rapidamente rinunciando al pensiero critico per accettare una vita preconfezionata che trasforma le nostre comunità in altrettanti “allevamenti” di individui sempre più tristi e privi di iniziativa.

In questi decenni le istituzioni sovranazionali, come l’Unione Europea e l’ONU, rendendosi finalmente conto del fatto che modernismo e finanza capitalista accrescono anziché ridurre le disuguaglianze e la povertà, cercano maldestramente di promuovere la Sussidiarietà e molto spesso anziché spingere gli stati a buone iniziative di natura sussidiaria, sconfinano nell’imposizione di un nefasto e piatto pensiero comune arrogandosi il potere di negare ai popoli il sacrosanto diritto ai propri valori.

Esempio di allevamento intensivo di galline ovaiole.

Non è la panacea di tutti i mali

La Sussidiarietà non va interpretata come la soluzione a tutti i problemi della società e non va intesa come un sistema sostitutivo delle istituzioni che detengono il potere politico o di quelle che possiedono il potere economico.

Ad esempio, sarà sempre necessario che lo Stato promuova l’economia e lo sviluppo sostenibile quando la Società Civile non avrà i mezzi di assumere autonomamente l’iniziativa.

Allo stesso modo, nelle situazioni di grave squilibrio e ingiustizia sociale, solo l’intervento pubblico può dare vita a condizioni di maggiore uguaglianza e giustizia.

Questi interventi istituzionali sono fondamentali, ma, al tempo stesso, non devono estendersi e prolungarsi oltre il necessario e non devono in alcun modo essere in contrasto con la tutela e la promozione del primato della persona e delle sue espressioni sociali5.

Concretezza innanzi tutto

Il principio di sussidiarietà protegge le persone dagli abusi delle istanze sociali superiori e sollecita queste ultime ad aiutare i singoli individui e i corpi intermedi a sviluppare i loro compiti. Questo principio si impone perché ogni persona, famiglia e corpo intermedio ha qualcosa di originale [quasi sempre non codificato e quindi creativo] da offrire alla comunità6.

L’esperienza quotidiana dimostra, come accennato in precedenza, che l’impedimento della Sussidiarietà o la sua limitazione in nome della democratizzazione e dell’uguaglianza provoca l’annullamento dello spirito di libertà e di iniziativa.

Grazie alla Sussidiarietà correttamente intesa e vissuta si contrastano le forme di accentramento, la burocratizzazione, l’assistenzialismo e la presenza ingiustificata delle Istituzioni e dei suoi apparati. Ad essa corrispondono:

  • il rispetto e la promozione effettiva del primato della persona e della famiglia;
  • la valorizzazione delle associazioni e delle organizzazioni intermedie;
  • l'incoraggiamento all'iniziativa privata, in modo tale che ogni organismo sociale rimanga a servizio, con le proprie peculiarità, del Bene Comune;
  • l'articolazione pluralistica della società e la rappresentanza delle sue forze vitali;
  • la salvaguardia dei diritti umani e delle minoranze;
  • il decentramento burocratico e amministrativo;
  • l'equilibrio tra la sfera pubblica e quella privata;
  • un'adeguata responsabilizzazione del cittadino nel suo essere parte attiva della realtà politica e sociale del Paese.
I contributi di tutti i soggetti sociali secondo il principio di Sussidiarietà producono Bene Comune per l’intera Società.

I principi della DSC sempre nel loro insieme

Parlare ed agire secondo Principi e Valori oggi è certamente andare controcorrente e rappresenta una sfida al sentire comune del gregge e di una società che ti toglie il diritto di essere Cittadino pensante.

Eppure donne e uomini di buona volontà continuano imperterrite ad investire sul futuro di una “buona società” dove la Vita, la Persona e la Famiglia sono centrali e rappresentano l’unica risposta ad un futuro incerto e pericoloso.

Nell’ormai lontano 2002 l’Università Cattolica coniava il termine “Famiglia Prosociale” intendendo con esso una famiglia nella quale le relazioni con il mondo circostante sono improntate all’apertura, allo scambio sociale, alla reciprocità, al dono, alla condivisione e alla solidarietà7.

Ecco le famiglie di Casa dei Cittadini8 tendono naturalmente a questa “prosocialità”, anzi la vivono, e al tempo stesso cercano di sviluppare e promuovere il senso civico, sociale e politico nelle nostre famiglie e un po’ in tutti i Movimenti Civici italiani che condividono i principi della DSC, contribuendo a creare le condizioni per guardare al futuro della nostra Nazione con speranza ed un po’ di ottimismo.

Note

1 Contenuti liberamente tratti dalla traccia della lezione L'ARTICOLAZIONE SUSSIDIARIA DEL POTERE POLITICO di Stefano Fontana – Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan sulla Dottrina Sociale della Chiesa
2 https://it.wikipedia.org/wiki/Dittatura_della_maggioranza
3 Compendio della DCS – 164-165
4 Compendio della DCS – 185-188
5 Compendio della DCS – 188
6 Compendio della DCS – 187
7 https://www.vitaepensiero.it/scheda-libro/autori-vari/la-famiglia-prosociale-9788834307861-141263.html
8 https://www.casadeicittadini.it/
9 Compendio della DCS – 161
25
June
2023

L’odissea verso la Sussidiarietà

Ci arriveremo perché è “cosa buona” o perché saremo costretti?

Maurizio Bernardi
Maurizio Bernardi

Una società con la Persona al centro esige un’articolazione sussidiaria del potere politico1

Con la modernità, lo Stato, ma forse sarebbe più corretto dire le Istituzioni a tutti i livelli, ha assorbito la Comunità Politica ed ha in gran parte distrutto il legame etico fondativo che costituiva il collante stesso della società.

In questo modo ha preso vita una società artificiale, e quindi non naturale, che necessita di essere tenuta insieme con il potere2 e spesso addirittura con la forza.

La Dottrina Sociale della Chiesa (DSC), viceversa, recuperando il pensiero classico, evidenzia l’importanza della Comunità Politica, costituita dall’insieme delle famiglie, dalle sue forme associative e come realtà di popolo, che è resa tale da un legame etico, prima che giuridico e politico, da una partecipazione civica che consiste nel condividere gli stessi fini ed in particolare l’obiettivo del Bene Comune3.

La proposta della DSC è di organizzare il potere politico in modalità sussidiaria, ossia a partire dal basso. Secondo questo modello, il controllo politico dal basso dovrà prevalere sull’autonomia dei tecnici e dei burocrati e quindi man mano che si sale il potere politico dovrà essere:

  • meno di contenuti e più di forma;
  • meno diretto e più indiretto;
  • meno erogatore e più organizzatore;
  • meno operativo, ma più capace di far fare;
  • più di supplenza che di sostituzione.

È purtroppo evidente che dopo decenni, anzi secoli, di accentramento, di proliferazione di leggi e norme (nazionali e sovranazionali), il viaggio verso la Sussidiarietà4, che si potrebbe immaginare come una progressiva devoluzione di funzioni dall’alto verso il basso, è tutt’altro che a buon punto.

Ed è altrettanto evidente che questo processo risulta oggi particolarmente “doloroso”, sia perché significa ridimensionare o eliminare centri di potere, sia perché è necessario ripensare e ridefinire “chi fa cosa”.

E la chiamano libertà

Nel mondo occidentale, pur avendo le conoscenze, gli strumenti, la cultura e la storia, mancano consapevolezza e capacità critica nella lettura della deriva spersonalizzante e materialista della società.

Purtroppo in questa deriva è evidente la connivenza e la complicità delle istituzioni a tutti i livelli, nazionale e sovranazionale, per non parlare del mondo dei media foraggiati dai poteri forti che spingono verso l’isolamento individuale e la divisione snaturando i popoli e le comunità.

Scopriamo ogni giorno un bisogno che non sapevamo di avere e subito dopo siamo “invitati” a soddisfarlo per non sentirci tagliati fuori.

Si arriva ad avere tutto pianificato dall’alto: dal vestire al taglio di capelli, dal cibo alla migliore cura dimagrante, dall’attività fisica a quella meditativa, dalle scelte culturali all’ indispensabile dose di trasgressione, da cosa è giusto a cosa dobbiamo denigrare.

Stiamo rapidamente rinunciando al pensiero critico per accettare una vita preconfezionata che trasforma le nostre comunità in altrettanti “allevamenti” di individui sempre più tristi e privi di iniziativa.

In questi decenni le istituzioni sovranazionali, come l’Unione Europea e l’ONU, rendendosi finalmente conto del fatto che modernismo e finanza capitalista accrescono anziché ridurre le disuguaglianze e la povertà, cercano maldestramente di promuovere la Sussidiarietà e molto spesso anziché spingere gli stati a buone iniziative di natura sussidiaria, sconfinano nell’imposizione di un nefasto e piatto pensiero comune arrogandosi il potere di negare ai popoli il sacrosanto diritto ai propri valori.

Esempio di allevamento intensivo di galline ovaiole.

Non è la panacea di tutti i mali

La Sussidiarietà non va interpretata come la soluzione a tutti i problemi della società e non va intesa come un sistema sostitutivo delle istituzioni che detengono il potere politico o di quelle che possiedono il potere economico.

Ad esempio, sarà sempre necessario che lo Stato promuova l’economia e lo sviluppo sostenibile quando la Società Civile non avrà i mezzi di assumere autonomamente l’iniziativa.

Allo stesso modo, nelle situazioni di grave squilibrio e ingiustizia sociale, solo l’intervento pubblico può dare vita a condizioni di maggiore uguaglianza e giustizia.

Questi interventi istituzionali sono fondamentali, ma, al tempo stesso, non devono estendersi e prolungarsi oltre il necessario e non devono in alcun modo essere in contrasto con la tutela e la promozione del primato della persona e delle sue espressioni sociali5.

Concretezza innanzi tutto

Il principio di sussidiarietà protegge le persone dagli abusi delle istanze sociali superiori e sollecita queste ultime ad aiutare i singoli individui e i corpi intermedi a sviluppare i loro compiti. Questo principio si impone perché ogni persona, famiglia e corpo intermedio ha qualcosa di originale [quasi sempre non codificato e quindi creativo] da offrire alla comunità6.

L’esperienza quotidiana dimostra, come accennato in precedenza, che l’impedimento della Sussidiarietà o la sua limitazione in nome della democratizzazione e dell’uguaglianza provoca l’annullamento dello spirito di libertà e di iniziativa.

Grazie alla Sussidiarietà correttamente intesa e vissuta si contrastano le forme di accentramento, la burocratizzazione, l’assistenzialismo e la presenza ingiustificata delle Istituzioni e dei suoi apparati. Ad essa corrispondono:

  • il rispetto e la promozione effettiva del primato della persona e della famiglia;
  • la valorizzazione delle associazioni e delle organizzazioni intermedie;
  • l'incoraggiamento all'iniziativa privata, in modo tale che ogni organismo sociale rimanga a servizio, con le proprie peculiarità, del Bene Comune;
  • l'articolazione pluralistica della società e la rappresentanza delle sue forze vitali;
  • la salvaguardia dei diritti umani e delle minoranze;
  • il decentramento burocratico e amministrativo;
  • l'equilibrio tra la sfera pubblica e quella privata;
  • un'adeguata responsabilizzazione del cittadino nel suo essere parte attiva della realtà politica e sociale del Paese.
I contributi di tutti i soggetti sociali secondo il principio di Sussidiarietà producono Bene Comune per l’intera Società.

I principi della DSC sempre nel loro insieme

Parlare ed agire secondo Principi e Valori oggi è certamente andare controcorrente e rappresenta una sfida al sentire comune del gregge e di una società che ti toglie il diritto di essere Cittadino pensante.

Eppure donne e uomini di buona volontà continuano imperterrite ad investire sul futuro di una “buona società” dove la Vita, la Persona e la Famiglia sono centrali e rappresentano l’unica risposta ad un futuro incerto e pericoloso.

Nell’ormai lontano 2002 l’Università Cattolica coniava il termine “Famiglia Prosociale” intendendo con esso una famiglia nella quale le relazioni con il mondo circostante sono improntate all’apertura, allo scambio sociale, alla reciprocità, al dono, alla condivisione e alla solidarietà7.

Ecco le famiglie di Casa dei Cittadini8 tendono naturalmente a questa “prosocialità”, anzi la vivono, e al tempo stesso cercano di sviluppare e promuovere il senso civico, sociale e politico nelle nostre famiglie e un po’ in tutti i Movimenti Civici italiani che condividono i principi della DSC, contribuendo a creare le condizioni per guardare al futuro della nostra Nazione con speranza ed un po’ di ottimismo.

Note

1 Contenuti liberamente tratti dalla traccia della lezione L'ARTICOLAZIONE SUSSIDIARIA DEL POTERE POLITICO di Stefano Fontana – Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan sulla Dottrina Sociale della Chiesa
2 https://it.wikipedia.org/wiki/Dittatura_della_maggioranza
3 Compendio della DCS – 164-165
4 Compendio della DCS – 185-188
5 Compendio della DCS – 188
6 Compendio della DCS – 187
7 https://www.vitaepensiero.it/scheda-libro/autori-vari/la-famiglia-prosociale-9788834307861-141263.html
8 https://www.casadeicittadini.it/
9 Compendio della DCS – 161

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