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28
November
2020

Commemorazione del bombardamento di Vicolo Primo Maggio

Per non dimenticare le vittime della guerra

Davide Sandrini
Davide Sandrini

Si avvicina il triste anniversario della strage che nel 1944 ha aperto una grande ferita nella nostra comunità. La Seconda Guerra Mondiale ha lasciato cicatrici profonde nel nostro Paese, e Castelnuovo purtroppo non fa eccezione. Sono segni sia fisici che morali, sono tracce di un periodo che dobbiamo ricordare e trasmettere ai posteri, per non incorrere più nell’errore e nell’orrore.

Quel giovedì 30 novembre del 1944

Il mondo intero era all’apice del conflitto e i bombardamenti aerei imperversavano per distruggere i punti nevralgici e strategici dei nemici e assicurarsi un vantaggio. La provincia di Verona, ad esempio, era interessata da un importante snodo ferroviario utilissimo per gli spostamenti di equipaggiamento e approvvigionamento per l’esercito, quindi ricopriva un ruolo fondamentale nei piani militari. Per questo gli Alleati procedevano a sistematici bombardamenti nella zona cercando di eliminare o quantomeno ostacolare i convogli.

Chi ha memoria di quegli anni terribili, ricorda il forte segnale sonoro usato per dare l’allarme antiaereo: una sirena dal lamento tragico che annunciava distruzione e angoscia.

La tragedia del vicolo Primo Maggio

I rifugi antiaerei a Castelnuovo si trovavano sotto l’antica torre Viscontea, vicino la Chiesa, e sono stati sempre efficaci salvando la vita alla comunità, che correva a ripararsi al primo accenno di allarme. Ma quel giorno - quel fatidico giorno - qualcosa andò storto, sconvolgendo la nostra cittadina portando irreparabilmente gli orrori della guerra dentro le case dei cittadini.

“Avevamo l’osteria in via Cavour (a qualche metro da Vicolo Primo Maggio, n.d.r.) con i giochi delle bocce” racconta Anna Maria Medola, testimone oculare del bombardamento del 30 novembre 1944, “quel giorno ero in casa e ho sentito gli aerei; sono andata verso la finestra e ho visto le bombe cadere vicino a casa. Quando mi sono resa conto di cosa era successo, ero già a terra a qualche metro di distanza”.

Due bombe cadono in mezzo alla nostra città a poca distanza l’una dall’altra - forse per errore - e in pochi istanti lasceranno uno squarcio nella vita di tutti gli abitanti, ma soprattutto delle cinque vittime coinvolte e delle loro famiglie.

Le testimonianze e i nomi

La memoria dei superstiti è nitida, anche se vengono storditi dal frastuono e dallo spostamento fortissimo dell’aria e dei detriti delle esplosioni.

“Quel giorno ero con mio fratello Giuseppe”, racconteranno anni dopo Benito e Giovanni Zanella, fratelli di Giuseppe Zanella, una delle giovani vittime del raid, “Ci trovavamo nell’officina di Zamparini e al ritorno abbiamo sentito gli aerei. Giuseppe ci disse: “guardate gli aerei in picchiata”. Ma in realtà erano gli ordigni sganciati e diretti verso le case. Lo spostamento d’aria sbalzò Giuseppe a 30 metri di distanza. La mamma si precipitò a vedere cosa fosse successo trovando Giuseppe riverso a terra, tra sassi e calcinacci, con un frammento di legno infilato nel cuore. Immediatamente lo prese in braccio e lo portò in casa per prestargli soccorso, ma purtroppo era già morto”. Oltre a lui, Noemi Sbalzarini e il figlio Angelo Turata, Eustacchio Tosoni e Stella Spagnoli.

Per non dimenticare mai

Dal 2013, grazie all’iniziativa dell’allora Consigliere Alessandro Deamoli, le vittime di quella strage vengono ricordate con una cerimonia commemorativa davanti al piccolo monumento eretto proprio in Vicolo Primo Maggio. Un momento importante per tutta la comunità, per rendere omaggio a chi ha perso la vita e rievocare quanto è accaduto affinché non vengano ripetuti simili eventi.

28
November
2020

Commemorazione del bombardamento di Vicolo Primo Maggio

Per non dimenticare le vittime della guerra

Davide Sandrini
Davide Sandrini

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📝 Descrizione del Progetto

Si avvicina il triste anniversario della strage che nel 1944 ha aperto una grande ferita nella nostra comunità. La Seconda Guerra Mondiale ha lasciato cicatrici profonde nel nostro Paese, e Castelnuovo purtroppo non fa eccezione. Sono segni sia fisici che morali, sono tracce di un periodo che dobbiamo ricordare e trasmettere ai posteri, per non incorrere più nell’errore e nell’orrore.

Quel giovedì 30 novembre del 1944

Il mondo intero era all’apice del conflitto e i bombardamenti aerei imperversavano per distruggere i punti nevralgici e strategici dei nemici e assicurarsi un vantaggio. La provincia di Verona, ad esempio, era interessata da un importante snodo ferroviario utilissimo per gli spostamenti di equipaggiamento e approvvigionamento per l’esercito, quindi ricopriva un ruolo fondamentale nei piani militari. Per questo gli Alleati procedevano a sistematici bombardamenti nella zona cercando di eliminare o quantomeno ostacolare i convogli.

Chi ha memoria di quegli anni terribili, ricorda il forte segnale sonoro usato per dare l’allarme antiaereo: una sirena dal lamento tragico che annunciava distruzione e angoscia.

La tragedia del vicolo Primo Maggio

I rifugi antiaerei a Castelnuovo si trovavano sotto l’antica torre Viscontea, vicino la Chiesa, e sono stati sempre efficaci salvando la vita alla comunità, che correva a ripararsi al primo accenno di allarme. Ma quel giorno - quel fatidico giorno - qualcosa andò storto, sconvolgendo la nostra cittadina portando irreparabilmente gli orrori della guerra dentro le case dei cittadini.

“Avevamo l’osteria in via Cavour (a qualche metro da Vicolo Primo Maggio, n.d.r.) con i giochi delle bocce” racconta Anna Maria Medola, testimone oculare del bombardamento del 30 novembre 1944, “quel giorno ero in casa e ho sentito gli aerei; sono andata verso la finestra e ho visto le bombe cadere vicino a casa. Quando mi sono resa conto di cosa era successo, ero già a terra a qualche metro di distanza”.

Due bombe cadono in mezzo alla nostra città a poca distanza l’una dall’altra - forse per errore - e in pochi istanti lasceranno uno squarcio nella vita di tutti gli abitanti, ma soprattutto delle cinque vittime coinvolte e delle loro famiglie.

Le testimonianze e i nomi

La memoria dei superstiti è nitida, anche se vengono storditi dal frastuono e dallo spostamento fortissimo dell’aria e dei detriti delle esplosioni.

“Quel giorno ero con mio fratello Giuseppe”, racconteranno anni dopo Benito e Giovanni Zanella, fratelli di Giuseppe Zanella, una delle giovani vittime del raid, “Ci trovavamo nell’officina di Zamparini e al ritorno abbiamo sentito gli aerei. Giuseppe ci disse: “guardate gli aerei in picchiata”. Ma in realtà erano gli ordigni sganciati e diretti verso le case. Lo spostamento d’aria sbalzò Giuseppe a 30 metri di distanza. La mamma si precipitò a vedere cosa fosse successo trovando Giuseppe riverso a terra, tra sassi e calcinacci, con un frammento di legno infilato nel cuore. Immediatamente lo prese in braccio e lo portò in casa per prestargli soccorso, ma purtroppo era già morto”. Oltre a lui, Noemi Sbalzarini e il figlio Angelo Turata, Eustacchio Tosoni e Stella Spagnoli.

Per non dimenticare mai

Dal 2013, grazie all’iniziativa dell’allora Consigliere Alessandro Deamoli, le vittime di quella strage vengono ricordate con una cerimonia commemorativa davanti al piccolo monumento eretto proprio in Vicolo Primo Maggio. Un momento importante per tutta la comunità, per rendere omaggio a chi ha perso la vita e rievocare quanto è accaduto affinché non vengano ripetuti simili eventi.

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