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28
January
2021

Con gli occhi di un operatore sanitario

L’esperienza di chi è sempre stato in prima linea

Roberto De Bortoli
Roberto De Bortoli

Un anno intero a parlare di COVID-19, delle cause della diffusione, delle restrizioni, dei problemi, del mondo intero bloccato come mai si era visto fino ad ora. Un anno lunghissimo, duro, pesante. Soprattutto per chi è sempre in prima linea nella lotta contro questo virus e che in questo anno ha lavorato senza sosta per salvare il maggior numero di vite.

Medici, infermieri e tutto il personale che lavora negli ospedali e in tutte le strutture sanitarie, sono stati messi a dura prova da questa emergenza sanitaria che nessuno si aspettava, che nessuno poteva prevedere, e continuano a dare prova di grande coraggio e professionalità.

Non eroi, ma persone vere

Esaltare le professioni sanitarie a miti o eroi dei nostri tempi può essere visto come un’esagerazione o un modo per romanzare la realtà dei fatti. Eppure ogni giorno lottano veramente contro un nemico terribile, più pericoloso di un’idra o una chimera, affrontando i propri limiti e dimostrando le loro autentiche qualità umane e professionali.

Ce ne parla uno dei nostri soci, anestesista all’ospedale di Rovereto, che ogni giorno vede da vicino e partecipa attivamente all’evoluzione della situazione sanitaria.

Una dura prova per il sistema sanitario

“Mai avremmo pensato di sperimentare una situazione così drammatica. Abbiamo dovuto affrontare il disagio emotivo, l’incertezza e il notevole stress scatenato direttamente o indirettamente dalla pandemia.

Le strutture ospedaliere sono state stravolte. Interi reparti sono stati convertiti per accogliere malati che arrivavano troppo velocemente in ospedale.”

Nessuno si è tirato indietro, anche chi lavorava in reparti non coinvolti ha contribuito all’emergenza COVID-19, nonostante la mancanza di attrezzature, dispositivi di protezione personale, presidi per la ventilazione, farmaci, posti letto, protocolli per questa inaspettata e sconosciuta malattia.

Oltre ai problemi prettamente professionali, ci racconta il nostro amico, entrano in gioco anche quelli umani legati all’incertezza, alla fretta, al doversi adattare, al dover isolare.

Soli, ma mai veramente soli

Isolare i pazienti è stata la parte forse più difficile e gravosa. Si pensi alla difficoltà materiale e logistica nel dover separare tutti i pazienti infetti per contenere i contagi.

"Ciò che contraddistingue e appesantisce l’assistenza dei pazienti COVID è anche la necessità di dover lavorare con mascherine, tute, cuffie, occhiali protettivi", tutti dispositivi che rendono più lenta e scomoda ogni operazione.

Infine, la parte umanamente più dura da gestire, è la separazione dagli affetti. “Questa necessità di isolamento ha condizionato la separazione di persone fragili dai loro famigliari e pertanto da quelle figure umanamente a loro più vicine e necessarie”.

La forza del gruppo

“La possibilità di stravolgere e mettere in crisi un intero sistema era plausibile, ma abbiamo potuto contare su un elemento determinante che ha permesso di affrontare e superare la prima ondata e ci permette di continuare ad affrontare questa emergenza: il capitale umano. La capacità di “creare gruppo”, la disponibilità nell’aiutare gli altri che sono insiti in queste professioni si sono rivelate determinanti in questo periodo critico.”

Tutti hanno accettato di lavorare in altri reparti, tutti hanno sostenuto turni di lavoro gravosi e imprevedibili, spesso senza il giusto recupero psicofisico.

Questa esperienza mette in risalto la centralità delle persone di fronte alle difficoltà della vita.

Solo operando con impegno e per un obiettivo comune, con spirito di collaborazione e dedizione, possiamo raggiungere qualcosa di importante e superare ogni sfida, per noi, per la collettività, per il futuro della società e per il Bene Comune.

28
January
2021

Con gli occhi di un operatore sanitario

L’esperienza di chi è sempre stato in prima linea

Roberto De Bortoli
Roberto De Bortoli

Un anno intero a parlare di COVID-19, delle cause della diffusione, delle restrizioni, dei problemi, del mondo intero bloccato come mai si era visto fino ad ora. Un anno lunghissimo, duro, pesante. Soprattutto per chi è sempre in prima linea nella lotta contro questo virus e che in questo anno ha lavorato senza sosta per salvare il maggior numero di vite.

Medici, infermieri e tutto il personale che lavora negli ospedali e in tutte le strutture sanitarie, sono stati messi a dura prova da questa emergenza sanitaria che nessuno si aspettava, che nessuno poteva prevedere, e continuano a dare prova di grande coraggio e professionalità.

Non eroi, ma persone vere

Esaltare le professioni sanitarie a miti o eroi dei nostri tempi può essere visto come un’esagerazione o un modo per romanzare la realtà dei fatti. Eppure ogni giorno lottano veramente contro un nemico terribile, più pericoloso di un’idra o una chimera, affrontando i propri limiti e dimostrando le loro autentiche qualità umane e professionali.

Ce ne parla uno dei nostri soci, anestesista all’ospedale di Rovereto, che ogni giorno vede da vicino e partecipa attivamente all’evoluzione della situazione sanitaria.

Una dura prova per il sistema sanitario

“Mai avremmo pensato di sperimentare una situazione così drammatica. Abbiamo dovuto affrontare il disagio emotivo, l’incertezza e il notevole stress scatenato direttamente o indirettamente dalla pandemia.

Le strutture ospedaliere sono state stravolte. Interi reparti sono stati convertiti per accogliere malati che arrivavano troppo velocemente in ospedale.”

Nessuno si è tirato indietro, anche chi lavorava in reparti non coinvolti ha contribuito all’emergenza COVID-19, nonostante la mancanza di attrezzature, dispositivi di protezione personale, presidi per la ventilazione, farmaci, posti letto, protocolli per questa inaspettata e sconosciuta malattia.

Oltre ai problemi prettamente professionali, ci racconta il nostro amico, entrano in gioco anche quelli umani legati all’incertezza, alla fretta, al doversi adattare, al dover isolare.

Soli, ma mai veramente soli

Isolare i pazienti è stata la parte forse più difficile e gravosa. Si pensi alla difficoltà materiale e logistica nel dover separare tutti i pazienti infetti per contenere i contagi.

"Ciò che contraddistingue e appesantisce l’assistenza dei pazienti COVID è anche la necessità di dover lavorare con mascherine, tute, cuffie, occhiali protettivi", tutti dispositivi che rendono più lenta e scomoda ogni operazione.

Infine, la parte umanamente più dura da gestire, è la separazione dagli affetti. “Questa necessità di isolamento ha condizionato la separazione di persone fragili dai loro famigliari e pertanto da quelle figure umanamente a loro più vicine e necessarie”.

La forza del gruppo

“La possibilità di stravolgere e mettere in crisi un intero sistema era plausibile, ma abbiamo potuto contare su un elemento determinante che ha permesso di affrontare e superare la prima ondata e ci permette di continuare ad affrontare questa emergenza: il capitale umano. La capacità di “creare gruppo”, la disponibilità nell’aiutare gli altri che sono insiti in queste professioni si sono rivelate determinanti in questo periodo critico.”

Tutti hanno accettato di lavorare in altri reparti, tutti hanno sostenuto turni di lavoro gravosi e imprevedibili, spesso senza il giusto recupero psicofisico.

Questa esperienza mette in risalto la centralità delle persone di fronte alle difficoltà della vita.

Solo operando con impegno e per un obiettivo comune, con spirito di collaborazione e dedizione, possiamo raggiungere qualcosa di importante e superare ogni sfida, per noi, per la collettività, per il futuro della società e per il Bene Comune.

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