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14
April
2020

Giovanni Battista Angelini: rinascere dall'11 Aprile 1848

Maurizio Bernardi
Maurizio Bernardi

Questo breve articolo, non ha la pretesa di una ricerca storica approfondita, ma si propone come un racconto frammentato, ma sincero, dello stupore che si prova quando si guarda alla vita e alle opere di un personaggio vero, che rappresenta, con la sua “luminosa figura”, l’equilibrio perfetto tra sentimento comunitario e patriotico, visione del futuro, competenza e capacità generativa.

Nella relazione del Presidente dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, Galeazzo Sciarretta, presentata al Convegno del 160° Anniversario della Strage, l'Angelini ci viene così introdotto:

La famiglia Angelini, decisamente benestante, si occupava storicamente di seta; ma Giovanni Battista, laureatosi in ingegneria all'Università di Padova, si interessò come studioso soprattutto della coltivazione del riso anche se, … , fu la passione politica ad improntare e determinare la sua vita, forsanche proprio in seguito all'indelebile segno lasciato in lui dai tragici eventi di Castelnuovo.
Giovanni Battista Angelini era nato a Villimpenta, nella Bassa Veronese, il 14 luglio 1817, ma all'epoca dell'eccidio del '48 abitava a Castelnuovo, ove la sua casa fu data alle fiamme e distrutta sotto i suoi occhi, insieme a tante altre, nel corso della feroce rappresaglia austriaca.

Sentimento Comunitario

È indubbio che la strage dell’11 Aprile 1848 lasciò nell'Angelini un “indelebile segno” che poi condizionò il suo impegno sociale e politico dell’intera sua vita. Il suo sentirsi parte di una tragedia assurda che andava a punire le persone più deboli e certamente innocenti, lo spinse ad affrontare senza remore i rischi di azioni di denuncia prima e di vero e proprio irredentismo poi.

Di fronte al dramma delle violenze, degli assassini, dei bombardamenti, dei saccheggi e delle devastazioni perpetrate dall’esercito asburgico egli non accettò che tutto fosse messo a tacere, che venisse ignorato o insabbiato quale una delle molte verità scomode che gettano una oscura ombra su Verità e Giustizia.

Bruno Girelli, 1984 - Copia a tempera dell'affresco di G. Miolato (Chiesa di Santa Maria Nascente - Castelnuovo)

Possiamo cercare di immedesimarci nell’Angelini che certamente conosceva molte delle vittime e che vide il suo paese quasi totalmente raso al suolo, di certo sentì il bisogno di lasciare ai posteri il resoconto di quanto ha visto con i propri occhi e le testimonianze dei sopravvissuti.

Egli non poteva certo accettare supinamente l’arrogante e spregiudicata manifestazione di forza e di malcelata minaccia evidenziati dai proclami del Feld Maresciallo Radetzky che giustifica le distruzioni e le stragi di Sorio, Montebello e Castelnovo definendole provocazioni prodotte dalle comunità locali.

Proclama del Feld Maresciallo Radetsky del 12 aprile 1848

L’Angelini allora, in poco tempo, scrisse una cronaca cruda ed efficace che dedicò a Vincenzo Gioberti, del quale ammirava il pensiero e le opere, con una commovente dedica, realizzando un piccolo libro intitolato “Miserando eccidio di Castelnovo – operato dalla barbarie austrica” che fece pubblicare dalla tipografia Pirotta di Milano (evidentemente sarebbe stato imprudente utilizzare una tipografia veronese).

Utilizzando il link abbinato al titolo del libro riportato nel paragrafo precedente si accede alla pagina che riporta il testo completo: vi invito a leggerlo tutto d’un fiato perché vi farà rivivere le emozioni che il nostro concittadino Giovanni Battista Angelini provò nel 1848!
Vincenzo Gioberti (1801 – 1852)  presbitero, patriota, filosofo italiano e primo Presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna

Toccante è anche il fatto che l'Angelini avesse già in animo la realizzazione di un Monumento alle vittime della Strage. Sulla copertina di questo libro infatti è riportato: “Il ricavo di questa narrazione vien destinato per erigere un monumento che faccia conoscere ai posteri quale fosse il regime austriaco in Italia nel secolo decimonono”.

Non si può non notare quale fosse il suo animo in quei momenti: l'Angelini parla con convinzione di un fatto certo pur se non ancora avvenuto: “l’Italia Unita” e con poche parole fa anche capire che dava per scontato che i poteri forti di allora avrebbero insabbiato la Strage di Castelnovo ed infine che sarebbe stato necessario e doveroso erigere un monumento alle vittime dell’11 aprile 1848.

Il monumento in realtà non fu realizzato immediatamente, ma molte sono le testimonianze lapidee che sono state realizzate dalle diverse amministrazioni spesso in concomitanza con gli anniversari della strage stessa.

Finalmente, nel 2008, in occasione del 160° Anniversario, l’amministrazione che ho avuto l’onore di guidare, realizzò il Monumento alle Vittime della Strage dell’11 Aprile 1848 che fu posto in Piazza della Strage, sotto la Torre Viscontea e vicino alla Chiesa di Santa Maria Nascente, dove avvenne l’assassinio di un gran numero di nostri concittadini.

Al Monumento dedicheremo nei prossimi mesi un articolo monografico.

Sentimento Patriottico

Il sentimento patriotico dell’Angelini che già manifestava con la sua ammirazione per Gioberti e per i padri del Risorgimento e, in modo definitivo, con la pubblicazione del suo libro “Miserando Eccidio” si concretizzo anche con l’impegno in prima persona ai moti risorgimentali.

Nella relazione di Galeazzo Sciarretta leggiamo in suo proposito:

Patriota fervente, partecipò con Speri, Poma, Tazzoli e Carlo Montanari … ai moti irredentisti mantovani: sfuggì alla cattura in modo rocambolesco, prima nascosto da una dipendente del setificio in una botola e poi lasciando avventurosamente la città, dentro una cesta di bozzoli. Ricercato attivamente dalla polizia austriaca, riparò a Brescia, poi a Milano e quindi a Torino, ove in seguito prese la cittadinanza piemontese. Nella capitale del regno visse una decina d'anni, partecipando ai fermenti patriottici e frequentando strettamente i principali politici sabaudi dell'epoca. Il suo nome era quindi ben noto agli austriaci, che lo esclusero espressamente dall'amnistia del 19 marzo 1853, sequestrando buona parte dei suoi beni veronesi.
In seguito alla morte del padre Carlo, avvenuta nel 1859, egli rientrò in patria, ritenendo che le acque si fossero calmate, ma fu subito arrestato a Peschiera e tradotto in carcere a Castelvecchio, ove rimase molti mesi, fino a che il Regno Sardo, di cui era ora suddito, riuscì a farlo liberare grazie ad un alto intervento diplomatico.”

Attività parlamentari

Quando finalmente il Veneto divenne italiano l’Angelini divenne Sindaco di Castelnuovo (e di questo tratteremo più avanti) e contemporaneamente visse una articolata e ricca vita politica.

Ci racconta infatti Galeazzo Sciarretta:

(…) fu infatti Deputato al Parlamento Nazionale nell'undicesima legislatura, fino al 1874; Consigliere Provinciale dal 1867 al 1880 e dal 1885 al 1889, nonché Deputato Provinciale dal 1868 al 1878. In tutti questi prestigiosi incarichi si distinse per operosità, saggezza e lungimiranza.

Anche come parlamentare agì nella stessa direzione, battendosi vigorosamente per l'abolizione della famigerata tassa sul macinato. I suoi stessi oppositori riconobbero pubblicamente in lui:

il più atto all'alto ufficio, per integrità e gentilezza di carattere e per rettitudine amministrativa.
La Tassa del pane, o Tassa sul macinato, entrò in vigore l'1 gennaio 1869 e venne abolita l'1 gennaio 1884

Interessante e lungimirante l’impegno dell’Angelini parlamentare nella promozione e nel sostegno alle attività di scambio commerciale con la Germania.

In quegli anni la ferrovia che portava al valico del Brennero non era adeguata al transito di treni “veloci” e adatti al trasporto delle merci che partivano dalle province di Verona, Mantova e Modena e che avrebbero avuto il loro percorso ottimale verso il florido mercato tedesco passando appunto dal Brennero.  Le tre province così erano svantaggiate poiché per le merci prodotte nel loro territorio dovevano utilizzare i due soli percorsi abilitati al transito dei cosiddetti “Treni Internazionali” di allora, e cioè i percorsi del Cenisio e del Sömmering. Questi due percorsi però sono entrambi molto più lunghi rispetto alla direttrice del Brennero e di conseguenza molto più costosi.

L’Angelini il 16 dicembre 1873 presento in Parlamento un’interrogazione molto articolata e ben documentata che venne molto apprezzata anche dall’allora Ministro per i Lavori Pubblici (Pagg. 611 – 614).

In questo impegno a favore dello sviluppo della nostra provincia e di quelle limitrofe, si coglia appieno lo sguardo verso un futuro di collaborazione e scambio tra nazioni che devono dialogare e sostenersi piuttosto che combattersi.

Capacità generativa

Oltre ai prestigiosi incarichi di Deputato del Regno d’Italia, di Consigliere Provinciale e di Deputato Provinciale, nei quali “… si distinse per operosità, saggezza e lungimiranza”, come scritto più sopra, con l’annessione del Veneto all'Italia Unita, l’Angelini divenne Sindaco di Castelnuovo e svolse con passione ed efficacia questo ruolo per circa 30 anni, e cioè, “… fino al 7 novembre 1896, giorno in cui serenamente si spense”.

Plebiscito delle province venete e di quella di Mantova

Fu un grande Sindaco anche perché “… a Castelnuovo promosse particolarmente l'istruzione, dotando di scuole proprie tutte le frazioni del comune e arredandole convenientemente. Fu amministratore oculato, attento a non contrarre debiti e a ricorrere il meno possibile ad impopolari tassazioni.

Medaglione di Giovanni Battista Angelini incastonato all'interno della vecchia sede municipale di Castelnuovo

Infine, Giovanni Battista Angelini si occupò di economia, di imprenditoria e di cultura con grande passione e competenza, e con un innato sentimento di solidarietà, come ci racconta Galeazzo Sciarretta:

Dal 1867, fu socio fondatore — con Girolamo Del Bene, Bortolo Cavazzocca e Agostino Guerrieri — del Comizio Agrario di Bardolino, uno dei più efficienti del Veneto; in seno ad esso fece parte della Commissione per il settore della seta. Come imprenditore, fu un coraggioso innovatore, che non temette di investire cospicue somme affinché i suoi stabilimenti fossero al livello dei tempi.
A Castelnuovo, fece sorgere una grande filanda "mossa tutta dal vapore (…) la prima di tal genere costruita nella Provincia" e perseverò a tenerla in attività anche quando non fu più redditizia, pur con grave nocumento al suo patrimonio, in quanto essa garantiva ai contadini lo "smercio sicuro dell'importante cultura dei bozzoli", nonché l'occupazione per oltre sessanta operai.
Entrato a far parte dell'Accademia veronese, in qualità di Socio Corrispondente, nel 1849, un anno dopo l'eccidio, produsse un'illuminante memoria sulla cultura del riso.
Nel 1856, donò all'istituzione l'importante collezione di insetti appartenuta allo zio Bernardino, defunto nel 1844, membro effettivo, grande agronomo ed entomologo, fondatore e direttore del Museo Accademico: fu proprio per gestire adeguatamente queste raccolte, diventate consistenti, che in seguito fu istituito l'attuale Museo di Storia Naturale di Verona.” (…)
Quando egli si spense, la stampa cittadina scrisse che con lui scompariva "uno degli ultimi rappresentanti dell'epopea nazionale"; ai funerali, le cronache ricordano che partecipò una folla immensa di cittadini umili e illustri e i discorsi non si contarono.

14
April
2020

Giovanni Battista Angelini: rinascere dall'11 Aprile 1848

Maurizio Bernardi
Maurizio Bernardi

Questo breve articolo, non ha la pretesa di una ricerca storica approfondita, ma si propone come un racconto frammentato, ma sincero, dello stupore che si prova quando si guarda alla vita e alle opere di un personaggio vero, che rappresenta, con la sua “luminosa figura”, l’equilibrio perfetto tra sentimento comunitario e patriotico, visione del futuro, competenza e capacità generativa.

Nella relazione del Presidente dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, Galeazzo Sciarretta, presentata al Convegno del 160° Anniversario della Strage, l'Angelini ci viene così introdotto:

La famiglia Angelini, decisamente benestante, si occupava storicamente di seta; ma Giovanni Battista, laureatosi in ingegneria all'Università di Padova, si interessò come studioso soprattutto della coltivazione del riso anche se, … , fu la passione politica ad improntare e determinare la sua vita, forsanche proprio in seguito all'indelebile segno lasciato in lui dai tragici eventi di Castelnuovo.
Giovanni Battista Angelini era nato a Villimpenta, nella Bassa Veronese, il 14 luglio 1817, ma all'epoca dell'eccidio del '48 abitava a Castelnuovo, ove la sua casa fu data alle fiamme e distrutta sotto i suoi occhi, insieme a tante altre, nel corso della feroce rappresaglia austriaca.

Sentimento Comunitario

È indubbio che la strage dell’11 Aprile 1848 lasciò nell'Angelini un “indelebile segno” che poi condizionò il suo impegno sociale e politico dell’intera sua vita. Il suo sentirsi parte di una tragedia assurda che andava a punire le persone più deboli e certamente innocenti, lo spinse ad affrontare senza remore i rischi di azioni di denuncia prima e di vero e proprio irredentismo poi.

Di fronte al dramma delle violenze, degli assassini, dei bombardamenti, dei saccheggi e delle devastazioni perpetrate dall’esercito asburgico egli non accettò che tutto fosse messo a tacere, che venisse ignorato o insabbiato quale una delle molte verità scomode che gettano una oscura ombra su Verità e Giustizia.

Bruno Girelli, 1984 - Copia a tempera dell'affresco di G. Miolato (Chiesa di Santa Maria Nascente - Castelnuovo)

Possiamo cercare di immedesimarci nell’Angelini che certamente conosceva molte delle vittime e che vide il suo paese quasi totalmente raso al suolo, di certo sentì il bisogno di lasciare ai posteri il resoconto di quanto ha visto con i propri occhi e le testimonianze dei sopravvissuti.

Egli non poteva certo accettare supinamente l’arrogante e spregiudicata manifestazione di forza e di malcelata minaccia evidenziati dai proclami del Feld Maresciallo Radetzky che giustifica le distruzioni e le stragi di Sorio, Montebello e Castelnovo definendole provocazioni prodotte dalle comunità locali.

Proclama del Feld Maresciallo Radetsky del 12 aprile 1848

L’Angelini allora, in poco tempo, scrisse una cronaca cruda ed efficace che dedicò a Vincenzo Gioberti, del quale ammirava il pensiero e le opere, con una commovente dedica, realizzando un piccolo libro intitolato “Miserando eccidio di Castelnovo – operato dalla barbarie austrica” che fece pubblicare dalla tipografia Pirotta di Milano (evidentemente sarebbe stato imprudente utilizzare una tipografia veronese).

Utilizzando il link abbinato al titolo del libro riportato nel paragrafo precedente si accede alla pagina che riporta il testo completo: vi invito a leggerlo tutto d’un fiato perché vi farà rivivere le emozioni che il nostro concittadino Giovanni Battista Angelini provò nel 1848!
Vincenzo Gioberti (1801 – 1852)  presbitero, patriota, filosofo italiano e primo Presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna

Toccante è anche il fatto che l'Angelini avesse già in animo la realizzazione di un Monumento alle vittime della Strage. Sulla copertina di questo libro infatti è riportato: “Il ricavo di questa narrazione vien destinato per erigere un monumento che faccia conoscere ai posteri quale fosse il regime austriaco in Italia nel secolo decimonono”.

Non si può non notare quale fosse il suo animo in quei momenti: l'Angelini parla con convinzione di un fatto certo pur se non ancora avvenuto: “l’Italia Unita” e con poche parole fa anche capire che dava per scontato che i poteri forti di allora avrebbero insabbiato la Strage di Castelnovo ed infine che sarebbe stato necessario e doveroso erigere un monumento alle vittime dell’11 aprile 1848.

Il monumento in realtà non fu realizzato immediatamente, ma molte sono le testimonianze lapidee che sono state realizzate dalle diverse amministrazioni spesso in concomitanza con gli anniversari della strage stessa.

Finalmente, nel 2008, in occasione del 160° Anniversario, l’amministrazione che ho avuto l’onore di guidare, realizzò il Monumento alle Vittime della Strage dell’11 Aprile 1848 che fu posto in Piazza della Strage, sotto la Torre Viscontea e vicino alla Chiesa di Santa Maria Nascente, dove avvenne l’assassinio di un gran numero di nostri concittadini.

Al Monumento dedicheremo nei prossimi mesi un articolo monografico.

Sentimento Patriottico

Il sentimento patriotico dell’Angelini che già manifestava con la sua ammirazione per Gioberti e per i padri del Risorgimento e, in modo definitivo, con la pubblicazione del suo libro “Miserando Eccidio” si concretizzo anche con l’impegno in prima persona ai moti risorgimentali.

Nella relazione di Galeazzo Sciarretta leggiamo in suo proposito:

Patriota fervente, partecipò con Speri, Poma, Tazzoli e Carlo Montanari … ai moti irredentisti mantovani: sfuggì alla cattura in modo rocambolesco, prima nascosto da una dipendente del setificio in una botola e poi lasciando avventurosamente la città, dentro una cesta di bozzoli. Ricercato attivamente dalla polizia austriaca, riparò a Brescia, poi a Milano e quindi a Torino, ove in seguito prese la cittadinanza piemontese. Nella capitale del regno visse una decina d'anni, partecipando ai fermenti patriottici e frequentando strettamente i principali politici sabaudi dell'epoca. Il suo nome era quindi ben noto agli austriaci, che lo esclusero espressamente dall'amnistia del 19 marzo 1853, sequestrando buona parte dei suoi beni veronesi.
In seguito alla morte del padre Carlo, avvenuta nel 1859, egli rientrò in patria, ritenendo che le acque si fossero calmate, ma fu subito arrestato a Peschiera e tradotto in carcere a Castelvecchio, ove rimase molti mesi, fino a che il Regno Sardo, di cui era ora suddito, riuscì a farlo liberare grazie ad un alto intervento diplomatico.”

Attività parlamentari

Quando finalmente il Veneto divenne italiano l’Angelini divenne Sindaco di Castelnuovo (e di questo tratteremo più avanti) e contemporaneamente visse una articolata e ricca vita politica.

Ci racconta infatti Galeazzo Sciarretta:

(…) fu infatti Deputato al Parlamento Nazionale nell'undicesima legislatura, fino al 1874; Consigliere Provinciale dal 1867 al 1880 e dal 1885 al 1889, nonché Deputato Provinciale dal 1868 al 1878. In tutti questi prestigiosi incarichi si distinse per operosità, saggezza e lungimiranza.

Anche come parlamentare agì nella stessa direzione, battendosi vigorosamente per l'abolizione della famigerata tassa sul macinato. I suoi stessi oppositori riconobbero pubblicamente in lui:

il più atto all'alto ufficio, per integrità e gentilezza di carattere e per rettitudine amministrativa.
La Tassa del pane, o Tassa sul macinato, entrò in vigore l'1 gennaio 1869 e venne abolita l'1 gennaio 1884

Interessante e lungimirante l’impegno dell’Angelini parlamentare nella promozione e nel sostegno alle attività di scambio commerciale con la Germania.

In quegli anni la ferrovia che portava al valico del Brennero non era adeguata al transito di treni “veloci” e adatti al trasporto delle merci che partivano dalle province di Verona, Mantova e Modena e che avrebbero avuto il loro percorso ottimale verso il florido mercato tedesco passando appunto dal Brennero.  Le tre province così erano svantaggiate poiché per le merci prodotte nel loro territorio dovevano utilizzare i due soli percorsi abilitati al transito dei cosiddetti “Treni Internazionali” di allora, e cioè i percorsi del Cenisio e del Sömmering. Questi due percorsi però sono entrambi molto più lunghi rispetto alla direttrice del Brennero e di conseguenza molto più costosi.

L’Angelini il 16 dicembre 1873 presento in Parlamento un’interrogazione molto articolata e ben documentata che venne molto apprezzata anche dall’allora Ministro per i Lavori Pubblici (Pagg. 611 – 614).

In questo impegno a favore dello sviluppo della nostra provincia e di quelle limitrofe, si coglia appieno lo sguardo verso un futuro di collaborazione e scambio tra nazioni che devono dialogare e sostenersi piuttosto che combattersi.

Capacità generativa

Oltre ai prestigiosi incarichi di Deputato del Regno d’Italia, di Consigliere Provinciale e di Deputato Provinciale, nei quali “… si distinse per operosità, saggezza e lungimiranza”, come scritto più sopra, con l’annessione del Veneto all'Italia Unita, l’Angelini divenne Sindaco di Castelnuovo e svolse con passione ed efficacia questo ruolo per circa 30 anni, e cioè, “… fino al 7 novembre 1896, giorno in cui serenamente si spense”.

Plebiscito delle province venete e di quella di Mantova

Fu un grande Sindaco anche perché “… a Castelnuovo promosse particolarmente l'istruzione, dotando di scuole proprie tutte le frazioni del comune e arredandole convenientemente. Fu amministratore oculato, attento a non contrarre debiti e a ricorrere il meno possibile ad impopolari tassazioni.

Medaglione di Giovanni Battista Angelini incastonato all'interno della vecchia sede municipale di Castelnuovo

Infine, Giovanni Battista Angelini si occupò di economia, di imprenditoria e di cultura con grande passione e competenza, e con un innato sentimento di solidarietà, come ci racconta Galeazzo Sciarretta:

Dal 1867, fu socio fondatore — con Girolamo Del Bene, Bortolo Cavazzocca e Agostino Guerrieri — del Comizio Agrario di Bardolino, uno dei più efficienti del Veneto; in seno ad esso fece parte della Commissione per il settore della seta. Come imprenditore, fu un coraggioso innovatore, che non temette di investire cospicue somme affinché i suoi stabilimenti fossero al livello dei tempi.
A Castelnuovo, fece sorgere una grande filanda "mossa tutta dal vapore (…) la prima di tal genere costruita nella Provincia" e perseverò a tenerla in attività anche quando non fu più redditizia, pur con grave nocumento al suo patrimonio, in quanto essa garantiva ai contadini lo "smercio sicuro dell'importante cultura dei bozzoli", nonché l'occupazione per oltre sessanta operai.
Entrato a far parte dell'Accademia veronese, in qualità di Socio Corrispondente, nel 1849, un anno dopo l'eccidio, produsse un'illuminante memoria sulla cultura del riso.
Nel 1856, donò all'istituzione l'importante collezione di insetti appartenuta allo zio Bernardino, defunto nel 1844, membro effettivo, grande agronomo ed entomologo, fondatore e direttore del Museo Accademico: fu proprio per gestire adeguatamente queste raccolte, diventate consistenti, che in seguito fu istituito l'attuale Museo di Storia Naturale di Verona.” (…)
Quando egli si spense, la stampa cittadina scrisse che con lui scompariva "uno degli ultimi rappresentanti dell'epopea nazionale"; ai funerali, le cronache ricordano che partecipò una folla immensa di cittadini umili e illustri e i discorsi non si contarono.

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