Ooooops!

Siamo spiacenti ma Internet Explorer non è aggiornato agli ultimi standard del Web. Per poter visualizzare correttamente questo Sito vi suggeriamo di scaricare un browser migliore.

Scarica Google Chrome
20
December
2025

Il presepe e il Natale: storia, simboli e significato cristiano

Dalle origini francescane di Greccio al 25 dicembre: riscoprire il senso autentico della Natività oltre le luci e il consumismo

Chiara Trotti
Chiara Trotti

IL PRESEPE E IL NATALE

Abbiamo pensato di ripercorrere insieme a voi, affezionati lettori, la storia del Natale cristiano – se mai ci fosse bisogno di aggiungere questo aggettivo – e del presepio.

Ci è sembrato il momento giusto sia per l’approssimarsi del 25 dicembre sia per mettere un po’ di sale e di significato in questa dimensione di luci, di regali, di vacanze e di allegria nella quale siamo immersi da qualche settimana.

Tutto bello, perché indubbiamente abbiamo bisogno di distensione e di piacevolezza di comunità; ma a volte è necessario ricordare a noi stessi non soltanto la bellezza della cornice, bensì il valore del quadro.

Girando qua e là su Google o interrogando la chat GPT di turno, si nota subito una tendenza, forse non così innocente, ad annacquare il significato del Natale cristiano, riconducendo il tutto a un mero passaggio dalla festa precristiana del Sol Invictus alle celebrazioni per la nascita di Cristo: una sorta di appropriazione indebita, un semplice passaggio di testimone.

E allora cominciamo. Da che cosa? Ma da san Francesco, ovviamente, perché quel presepio che talvolta dobbiamo difendere a spada tratta – perché “politicamente poco corretto e non rispettoso di altri credo” – o che lasciamo nelle scatole in cantina perché non abbiamo posto in casa, fu una delle sue più splendide e rivoluzionarie iniziative.

Chiara Trotti: Docente di Latino e Greco – Liceo “Alle Stimate” - Consigliere Assessore con deleghe Servizi sociali, Cultura, Formazione, Rete dei comuni, Castelnuovi d’Italia, Convegni

LA STORIA DEL PRESEPIO

Nel 1209 san Francesco si reca a Greccio per la prima volta e riesce a mettere fine alle calamità di origine naturale che stavano martoriando quella terra.

Dal 1217 il nobile Giovanni Velita, allora signore di Greccio, si accosta a san Francesco e gli chiede di avvicinarsi al paese per permettere ai fedeli di poter ascoltare la sua parola.

Nel 1223 san Francesco compie un viaggio in Palestina, e nasce in lui il desiderio di rievocare la nascita di Gesù, di farlo proprio in un luogo che gli ricordava Betlemme: Greccio.

Data la stretta amicizia che si era ormai consolidata tra i due, san Francesco chiede a Giovanni Velita di individuare un luogo immerso nella natura che potesse fare da sfondo a questa rievocazione: idealmente una grotta, dove avrebbe fatto costruire una mangiatoia e in cui condurre un bue e un asinello.

Il 24 dicembre 1223, a mezzanotte, venne così realizzato il primo presepio della storia, che ha reso celebre in tutto il mondo Greccio, borgo incastonato tra le rocce a 700 metri di altezza.

Ma ci pensate? Riuscite a immaginare quel momento? Non si può rimanere indifferenti al pensiero che da ottocento anni noi possiamo ripetere questo rito ogni anno.

Il presepio è un luogo ideale, un locus amoenus, dove mettiamo tutti gli elementi di un paesaggio dolce e accogliente, e dove ogni figura, ogni pastore, rappresenta un lato del nostro animo.

E l’origine di tutte le decorazioni e i simboli del Natale? Non è facile da individuare, ma può essere interessante coglierne la simbologia all’interno della tradizione cristiana.

Affresco che rappresenta il primo presepe vivente realizzato a Greccio nel 1223 - Santuario di Greccio (RI)

IL SIGNIFICATO CRISTIANO DIETRO LE TRADIZIONI NATALIZIE

  • Gli alberi sempreverdi sono il simbolo della vita eterna. Martin Lutero li introdusse nella Chiesa della Riforma come un'immagine della nostra vita senza fine in Cristo, portando un albero alla sua famiglia la vigilia di Natale, illuminato.
  • Le candele sono un'immagine di Cristo come Luce del mondo (Giovanni 8).
  • L'agrifoglio richiama le spine della Sua corona (Matteo 27,29).
  • Il rosso è un colore del Natale che parla del sangue e della morte di Cristo.
  • I regali ricordano i doni dei Magi al bambino Gesù. Ognuno di essi parla di una componente della Sua incarnazione: maestà nella vita, amarissima agonia nella morte e Lui come dono perfetto di Dio per noi (Matteo 2).
  • Il ceppo di Natale era un simbolo attraverso il quale tutti gli uomini della famiglia portavano un ceppo abbastanza grande da bruciare per dodici giorni in casa. Essi si identificavano con Cristo e con la Sua Croce. Il fuoco veniva acceso con un frammento del ceppo degli anni precedenti, a indicare l’esistenza eterna di Cristo prima della Sua nascita. Parla di calore, unità, gioia e sicurezza della vita senza fine.
  • Il vischio era un antico simbolo dei tempi romani: sotto il vischio vecchie inimicizie e amicizie spezzate venivano ricomposte. Così Cristo è Colui che ha tolto l'inimicizia e ci ha donato la pace con Dio (Romani 5,1; Romani 8,1).
  • Le campane sono associate all’annuncio delle notizie: Cristo è la buona notizia, la migliore di tutte.

Forse conoscere tutto questo può riconciliarci con quella sensazione di scollamento che talvolta avvertiamo tra gli aspetti profani e quelli religiosi, oppure può aiutarci ad apprezzare il senso profondo della tradizione che questo evento porta con sé.

Presepe stilizzato realizzato dai ragazzi della Scuola di Tecnica del Marmo di Sant'Ambrogio di Valpolicella (VR) - https://www.scuolemestieridarte.it/scuola/scuola-tecnica-del-marmo-istituto-salesiano-san-zeno-sant-ambrogio-di-valpolicella-verona-veneto/

IL 25 DICEMBRE

Arriviamo ora all’ultimo, ma forse più importante passaggio: perché il 25 dicembre?

Sapete bene anche voi, cari amici, quanto sia difficile oggi avere fiducia negli altri, figuriamoci avere fede.

Deve proprio tutto passare al vaglio della ragione? Grazie a Dio no, perché in questo caso i sentimenti avrebbero la peggio. Tuttavia collocare nella storia un evento così importante come la nascita di Cristo è fondamentale per noi e rende, nel contempo, giustizia a “Dio che si è fatto Uomo”.

Facciamo dunque un po’ di storia, facendo riferimento alle numerose fonti reperibili.

La celebrazione del 25 dicembre come commemorazione della nascita di Gesù è attestata per la prima volta nel Cronografo romano del 354 d.C., un calendario illustrato composto a Roma negli ultimi mesi del 353 d.C., durante il papato di Liberio (lo stesso che, dopo che la Vergine in sogno gli chiese di edificare una chiesa dove fosse nevicato in agosto, fece costruire la Basilica di Santa Maria Maggiore). Questo documento potrebbe fare riferimento a un elenco di feste compilato nel 336 d.C.

Nei primissimi tempi la comunità cristiana non sembra aver conosciuto una festa della natività di Gesù: i Vangeli di Matteo e Luca, nei quali è narrata la nascita di Gesù, non forniscono indicazioni cronologiche precise, né gli Apostoli né alcun membro della Chiesa apostolica hanno mai celebrato la festa del Natale.

Come si è arrivati, dunque, a fissare questa data specifica?

Il 25 dicembre fu scelto anche per sovrapporsi alle festività pagane legate al solstizio d’inverno. A questo proposito, come faccio notare anche ai ragazzi in classe, “sovrapporsi” non è sempre un atto di violenza o di sopruso: spesso, dove i Greci avevano un tempio, lo edificarono anche i Romani, e dove lo avevano i Romani si edificarono chiese paleocristiane. Significa riconoscere la sacralità e la spiritualità di un luogo – lo si percepisce ad Assisi, a Lourdes, a Delfi, a Gerusalemme.

Riprendendo l’argomento dell’origine della data, si può stabilire un nesso di continuità con la festa del Natalis Solis Invicti, la festa del “Sole vittorioso” sulle tenebre. Secondo i Romani, proprio in quel periodo avveniva il solstizio d’inverno, momento a partire dal quale le ore di luce aumentavano a scapito del buio e il sole, dopo la notte più lunga dell’anno, riprendeva nuovo vigore.

La festa, introdotta a Roma dall’imperatore Eliogabalo (218-222 d.C.), fu ufficializzata per la prima volta dall’imperatore Aureliano nel 274 d.C. con la data del 25 dicembre. Nello stesso periodo i Romani celebravano i Saturnalia (17-23 dicembre) in onore di Saturno, dio dell’agricoltura: feste durante le quali gli schiavi ricevevano doni dai loro padroni ed erano invitati a sedere alla stessa mensa, come liberi cittadini.

Negli anni del suo pontificato (337-352 d.C.) papa Giulio I trasformò questa festa pagana, molto sentita dal popolo, in una festa cristiana, dichiarando il 25 dicembre anniversario della nascita di Gesù. Celebrando in questo giorno la nascita di colui che è il Sole vero, la luce che sorge dalla notte del paganesimo, si volle mantenere una continuità di significato con l’antica tradizione: Gesù rappresenta infatti la vittoria della luce sulle tenebre, e quindi del bene sul male.

Fu così che il 25 dicembre non fu più festeggiato come la festa del “Sole vittorioso”, bensì come la Nascita di Gesù Cristo, il Natale, di Colui che porta la luce nel mondo.

MA DOBBIAMO PROPRIO SCARTARE L’IPOTESI DI UNA QUALSIASI ATTENDIBILITÀ STORICA?

Sempre come frutto della ricerca tra le fonti, vi propongo di leggere questo ulteriore passaggio.

Si è a lungo ritenuto che la data del Natale fosse stata fissata al 25 dicembre per soli motivi teologici, in seguito alla decisione di dare un nuovo senso alla festa pagana del sole. In realtà, recenti studi sui rotoli del Mar Morto gettano nuova luce sulla questione.

Dal Vangelo di Luca sappiamo che a Zaccaria fu annunciata la nascita di Giovanni il Battista mentre officiava secondo il turno della sua classe sacerdotale (Lc 1,8 ss.). Un dato che collega le cronologie di Giovanni e di Gesù è che quest’ultimo fu concepito sei mesi dopo il primo. Per stabilire una data storicamente attendibile, sarebbe dunque importante conoscere il calendario dei turni sacerdotali: proprio questa conoscenza, che prima mancava, è fornita dai rotoli.

Pagine dai ROTOLI DEL MAR MORTO ritrovati all'interno di diverse grotte a Qunram.

Grazie a essi abbiamo la conferma che la classe di Abia, alla quale apparteneva Zaccaria (Lc 1,5), era di turno nell’ultima settimana di settembre. Da ciò deriva che l’Annunciazione a Maria va collocata alla fine di marzo e, conseguentemente, il Natale deve cadere intorno al 25 dicembre, data che diviene così storicamente molto probabile.

Come afferma lo studioso Pier Luigi Guiducci:

«Possiamo affermare che è una data storica la nascita del Signore al 25 dicembre, cioè quindici mesi dopo l'annuncio a Zaccaria, nove mesi dopo l'Annunciazione a Maria, sei mesi dopo la nascita di Giovanni il Battista».

Sono infinite le preghiere, le riflessioni e le parole utilizzate per celebrare la nascita di Cristo. Ve ne propongo una, forse meno nota ma, a mio parere, molto bella:

Coluiche è, nasce.
Colui che è incomprensibile viene compreso.
Colui che arricchisce conosce la povertà.
Colui che è pienezza diviene vuoto.
Questo mistero mi riguarda:
io ebbi parte all'immagine di Dio
ma non la conservai.
Egli allora prende parte alla mia carne
per salvare l'immagine

(San Gregorio Nazianzeno, Omelia 38)

San Gregorio Nazianzeno, soprannominato il Teologo, vissuto nel IV secolo, fu uno dei quattro grandi Padri della Chiesa d’Oriente.

A tutti, buon Natale!

20
December
2025

Il presepe e il Natale: storia, simboli e significato cristiano

Dalle origini francescane di Greccio al 25 dicembre: riscoprire il senso autentico della Natività oltre le luci e il consumismo

Chiara Trotti
Chiara Trotti

🤝 Collaboratori

No items found.

📝 Descrizione del Progetto

IL PRESEPE E IL NATALE

Abbiamo pensato di ripercorrere insieme a voi, affezionati lettori, la storia del Natale cristiano – se mai ci fosse bisogno di aggiungere questo aggettivo – e del presepio.

Ci è sembrato il momento giusto sia per l’approssimarsi del 25 dicembre sia per mettere un po’ di sale e di significato in questa dimensione di luci, di regali, di vacanze e di allegria nella quale siamo immersi da qualche settimana.

Tutto bello, perché indubbiamente abbiamo bisogno di distensione e di piacevolezza di comunità; ma a volte è necessario ricordare a noi stessi non soltanto la bellezza della cornice, bensì il valore del quadro.

Girando qua e là su Google o interrogando la chat GPT di turno, si nota subito una tendenza, forse non così innocente, ad annacquare il significato del Natale cristiano, riconducendo il tutto a un mero passaggio dalla festa precristiana del Sol Invictus alle celebrazioni per la nascita di Cristo: una sorta di appropriazione indebita, un semplice passaggio di testimone.

E allora cominciamo. Da che cosa? Ma da san Francesco, ovviamente, perché quel presepio che talvolta dobbiamo difendere a spada tratta – perché “politicamente poco corretto e non rispettoso di altri credo” – o che lasciamo nelle scatole in cantina perché non abbiamo posto in casa, fu una delle sue più splendide e rivoluzionarie iniziative.

Chiara Trotti: Docente di Latino e Greco – Liceo “Alle Stimate” - Consigliere Assessore con deleghe Servizi sociali, Cultura, Formazione, Rete dei comuni, Castelnuovi d’Italia, Convegni

LA STORIA DEL PRESEPIO

Nel 1209 san Francesco si reca a Greccio per la prima volta e riesce a mettere fine alle calamità di origine naturale che stavano martoriando quella terra.

Dal 1217 il nobile Giovanni Velita, allora signore di Greccio, si accosta a san Francesco e gli chiede di avvicinarsi al paese per permettere ai fedeli di poter ascoltare la sua parola.

Nel 1223 san Francesco compie un viaggio in Palestina, e nasce in lui il desiderio di rievocare la nascita di Gesù, di farlo proprio in un luogo che gli ricordava Betlemme: Greccio.

Data la stretta amicizia che si era ormai consolidata tra i due, san Francesco chiede a Giovanni Velita di individuare un luogo immerso nella natura che potesse fare da sfondo a questa rievocazione: idealmente una grotta, dove avrebbe fatto costruire una mangiatoia e in cui condurre un bue e un asinello.

Il 24 dicembre 1223, a mezzanotte, venne così realizzato il primo presepio della storia, che ha reso celebre in tutto il mondo Greccio, borgo incastonato tra le rocce a 700 metri di altezza.

Ma ci pensate? Riuscite a immaginare quel momento? Non si può rimanere indifferenti al pensiero che da ottocento anni noi possiamo ripetere questo rito ogni anno.

Il presepio è un luogo ideale, un locus amoenus, dove mettiamo tutti gli elementi di un paesaggio dolce e accogliente, e dove ogni figura, ogni pastore, rappresenta un lato del nostro animo.

E l’origine di tutte le decorazioni e i simboli del Natale? Non è facile da individuare, ma può essere interessante coglierne la simbologia all’interno della tradizione cristiana.

Affresco che rappresenta il primo presepe vivente realizzato a Greccio nel 1223 - Santuario di Greccio (RI)

IL SIGNIFICATO CRISTIANO DIETRO LE TRADIZIONI NATALIZIE

  • Gli alberi sempreverdi sono il simbolo della vita eterna. Martin Lutero li introdusse nella Chiesa della Riforma come un'immagine della nostra vita senza fine in Cristo, portando un albero alla sua famiglia la vigilia di Natale, illuminato.
  • Le candele sono un'immagine di Cristo come Luce del mondo (Giovanni 8).
  • L'agrifoglio richiama le spine della Sua corona (Matteo 27,29).
  • Il rosso è un colore del Natale che parla del sangue e della morte di Cristo.
  • I regali ricordano i doni dei Magi al bambino Gesù. Ognuno di essi parla di una componente della Sua incarnazione: maestà nella vita, amarissima agonia nella morte e Lui come dono perfetto di Dio per noi (Matteo 2).
  • Il ceppo di Natale era un simbolo attraverso il quale tutti gli uomini della famiglia portavano un ceppo abbastanza grande da bruciare per dodici giorni in casa. Essi si identificavano con Cristo e con la Sua Croce. Il fuoco veniva acceso con un frammento del ceppo degli anni precedenti, a indicare l’esistenza eterna di Cristo prima della Sua nascita. Parla di calore, unità, gioia e sicurezza della vita senza fine.
  • Il vischio era un antico simbolo dei tempi romani: sotto il vischio vecchie inimicizie e amicizie spezzate venivano ricomposte. Così Cristo è Colui che ha tolto l'inimicizia e ci ha donato la pace con Dio (Romani 5,1; Romani 8,1).
  • Le campane sono associate all’annuncio delle notizie: Cristo è la buona notizia, la migliore di tutte.

Forse conoscere tutto questo può riconciliarci con quella sensazione di scollamento che talvolta avvertiamo tra gli aspetti profani e quelli religiosi, oppure può aiutarci ad apprezzare il senso profondo della tradizione che questo evento porta con sé.

Presepe stilizzato realizzato dai ragazzi della Scuola di Tecnica del Marmo di Sant'Ambrogio di Valpolicella (VR) - https://www.scuolemestieridarte.it/scuola/scuola-tecnica-del-marmo-istituto-salesiano-san-zeno-sant-ambrogio-di-valpolicella-verona-veneto/

IL 25 DICEMBRE

Arriviamo ora all’ultimo, ma forse più importante passaggio: perché il 25 dicembre?

Sapete bene anche voi, cari amici, quanto sia difficile oggi avere fiducia negli altri, figuriamoci avere fede.

Deve proprio tutto passare al vaglio della ragione? Grazie a Dio no, perché in questo caso i sentimenti avrebbero la peggio. Tuttavia collocare nella storia un evento così importante come la nascita di Cristo è fondamentale per noi e rende, nel contempo, giustizia a “Dio che si è fatto Uomo”.

Facciamo dunque un po’ di storia, facendo riferimento alle numerose fonti reperibili.

La celebrazione del 25 dicembre come commemorazione della nascita di Gesù è attestata per la prima volta nel Cronografo romano del 354 d.C., un calendario illustrato composto a Roma negli ultimi mesi del 353 d.C., durante il papato di Liberio (lo stesso che, dopo che la Vergine in sogno gli chiese di edificare una chiesa dove fosse nevicato in agosto, fece costruire la Basilica di Santa Maria Maggiore). Questo documento potrebbe fare riferimento a un elenco di feste compilato nel 336 d.C.

Nei primissimi tempi la comunità cristiana non sembra aver conosciuto una festa della natività di Gesù: i Vangeli di Matteo e Luca, nei quali è narrata la nascita di Gesù, non forniscono indicazioni cronologiche precise, né gli Apostoli né alcun membro della Chiesa apostolica hanno mai celebrato la festa del Natale.

Come si è arrivati, dunque, a fissare questa data specifica?

Il 25 dicembre fu scelto anche per sovrapporsi alle festività pagane legate al solstizio d’inverno. A questo proposito, come faccio notare anche ai ragazzi in classe, “sovrapporsi” non è sempre un atto di violenza o di sopruso: spesso, dove i Greci avevano un tempio, lo edificarono anche i Romani, e dove lo avevano i Romani si edificarono chiese paleocristiane. Significa riconoscere la sacralità e la spiritualità di un luogo – lo si percepisce ad Assisi, a Lourdes, a Delfi, a Gerusalemme.

Riprendendo l’argomento dell’origine della data, si può stabilire un nesso di continuità con la festa del Natalis Solis Invicti, la festa del “Sole vittorioso” sulle tenebre. Secondo i Romani, proprio in quel periodo avveniva il solstizio d’inverno, momento a partire dal quale le ore di luce aumentavano a scapito del buio e il sole, dopo la notte più lunga dell’anno, riprendeva nuovo vigore.

La festa, introdotta a Roma dall’imperatore Eliogabalo (218-222 d.C.), fu ufficializzata per la prima volta dall’imperatore Aureliano nel 274 d.C. con la data del 25 dicembre. Nello stesso periodo i Romani celebravano i Saturnalia (17-23 dicembre) in onore di Saturno, dio dell’agricoltura: feste durante le quali gli schiavi ricevevano doni dai loro padroni ed erano invitati a sedere alla stessa mensa, come liberi cittadini.

Negli anni del suo pontificato (337-352 d.C.) papa Giulio I trasformò questa festa pagana, molto sentita dal popolo, in una festa cristiana, dichiarando il 25 dicembre anniversario della nascita di Gesù. Celebrando in questo giorno la nascita di colui che è il Sole vero, la luce che sorge dalla notte del paganesimo, si volle mantenere una continuità di significato con l’antica tradizione: Gesù rappresenta infatti la vittoria della luce sulle tenebre, e quindi del bene sul male.

Fu così che il 25 dicembre non fu più festeggiato come la festa del “Sole vittorioso”, bensì come la Nascita di Gesù Cristo, il Natale, di Colui che porta la luce nel mondo.

MA DOBBIAMO PROPRIO SCARTARE L’IPOTESI DI UNA QUALSIASI ATTENDIBILITÀ STORICA?

Sempre come frutto della ricerca tra le fonti, vi propongo di leggere questo ulteriore passaggio.

Si è a lungo ritenuto che la data del Natale fosse stata fissata al 25 dicembre per soli motivi teologici, in seguito alla decisione di dare un nuovo senso alla festa pagana del sole. In realtà, recenti studi sui rotoli del Mar Morto gettano nuova luce sulla questione.

Dal Vangelo di Luca sappiamo che a Zaccaria fu annunciata la nascita di Giovanni il Battista mentre officiava secondo il turno della sua classe sacerdotale (Lc 1,8 ss.). Un dato che collega le cronologie di Giovanni e di Gesù è che quest’ultimo fu concepito sei mesi dopo il primo. Per stabilire una data storicamente attendibile, sarebbe dunque importante conoscere il calendario dei turni sacerdotali: proprio questa conoscenza, che prima mancava, è fornita dai rotoli.

Pagine dai ROTOLI DEL MAR MORTO ritrovati all'interno di diverse grotte a Qunram.

Grazie a essi abbiamo la conferma che la classe di Abia, alla quale apparteneva Zaccaria (Lc 1,5), era di turno nell’ultima settimana di settembre. Da ciò deriva che l’Annunciazione a Maria va collocata alla fine di marzo e, conseguentemente, il Natale deve cadere intorno al 25 dicembre, data che diviene così storicamente molto probabile.

Come afferma lo studioso Pier Luigi Guiducci:

«Possiamo affermare che è una data storica la nascita del Signore al 25 dicembre, cioè quindici mesi dopo l'annuncio a Zaccaria, nove mesi dopo l'Annunciazione a Maria, sei mesi dopo la nascita di Giovanni il Battista».

Sono infinite le preghiere, le riflessioni e le parole utilizzate per celebrare la nascita di Cristo. Ve ne propongo una, forse meno nota ma, a mio parere, molto bella:

Coluiche è, nasce.
Colui che è incomprensibile viene compreso.
Colui che arricchisce conosce la povertà.
Colui che è pienezza diviene vuoto.
Questo mistero mi riguarda:
io ebbi parte all'immagine di Dio
ma non la conservai.
Egli allora prende parte alla mia carne
per salvare l'immagine

(San Gregorio Nazianzeno, Omelia 38)

San Gregorio Nazianzeno, soprannominato il Teologo, vissuto nel IV secolo, fu uno dei quattro grandi Padri della Chiesa d’Oriente.

A tutti, buon Natale!

Documenti di riferimento

Potrebbe Interessarti